«Donne sarò il vostro amico»

Rimini

di RITA GIANNINI

SANTARCANGELO. Una donna per amica, regia di Giovanni Veronesi, è il suo nuovo film e lui, Fabio De Luigi, protagonista principale, accanto a Laetitia Casta, si racconta. Lo fa con la proverbiale simpatia che ne fa uno degli attori italiani più amati dal pubblico e dalla critica. La pellicola è appena uscita nelle sale e la promozione di queste settimane, girando l’Italia in lungo in largo da nord a sud e viceversa, lo ha sfiancato al punto da affermare che in viaggio si riposa, «treno e aereo è lo stesso, sono i momenti in cui prendo fiato».

È stata definita una commedia onesta che strappa risate senza volgarità, lei come la definisce?

«Mi ci ritrovo in questa considerazione, è una commedia romantica con risvolti comici quindi fa divertire e ha un finale che sorprende. Veronesi ha avuto una bella idea e soprattutto non scontata… idea che non svelo naturalmente!».

Veronesi ha dichiarato che solo lei potevi fare questo ruolo e che, quando ha avuto l’idea del soggetto, ha subito pensato a lei, dicendole: «O la fai tu o non lo faccio». Lusinghiera la cosa ma impegnativa.

«Sì, è così, mi ha dato la caccia al limite dello stalkeraggio. Dopo un lungo corteggiamento mi ha convinto affettuosamente. Certamente io stimavo il suo cinema e ci tenevo a lavorare con lui, ma bisognava trovare il tempo e il momento opportuno. Alla fine siamo riusciti a farlo. Prima me lo ha raccontato a tavola e mi ha divertito tantissimo perché è un gran narratore, poi mi ha fatto leggere la sceneggiatura. Dopo mille ripensamenti… ho accettato!».

Vedendo il film pare ci sia molto di suo. Quanto spazio ha avuto per intervenire sul copione, per improvvisare o inserire sue idee o battute?

«Veronesi è un regista molto bravo e mette nelle condizioni ideali per lavorare, per aggiungere qualche sfumatura in più. Abbiamo sempre lavorato insieme. Nella sceneggiatura sua e di Ugo Chiti sono stati fatti aggiustamenti per permettermi di essere a mio agio, ma non parlerei di improvvisazioni, più di inserimenti alla mia maniera. Ad esempio la scena del metal detector».

Davvero esilarante, un’altra sua grande prova attorale. Ma veniamo alla coprotagonista, la bella e brava Laetitia Casta, che di lei ha detto che è amichevole, semplice e generoso. Nel film sembra incontenibile, è così anche nella vita?

«È una ragazza energica e piena di vita, lei ama dire di sé che non è parigina ma è corsa, proprio per rimarcare la sua testardaggine e determinazione. È preparata, coscienziosa, attenta. Ho lavorato molto, molto bene con lei, davvero».

Con una frase o un modo di dire romagnolo come la definirebbe?

«Direi che la n’à pèsa!».

Nel film ci sono anche due comiche d’eccezione, Geppi Cucciari e Virginia Raffaele, con la quale dà vita a una scena straordinaria, dove si abbatte per quel 3 a 0 con cui l’Inter ha perso… Chi la conosce sa quanto sia vero!

«Sì, è così, quello sono io, il Fabio tifoso. Con Virginia avevo già lavorato ed è bravissima, con Geppi no ma la conosco da tempo, con entrambe e con tutte le altre attrici del film mi sono trovato benissimo. A tal proposito vorrei sottolineare che in questo film è molto rappresentato il mondo femminile, ci sono tante donne, belle e brave, come raramente accade, i soli due uomini siamo io e Giannini, non è cosa da poco!».

A lei è mai capitato di avere nella vita una donna per amica? Ritiene sia possibile?

«Io credo più nella complicità tra uomo e donna che può essere scambiata per amicizia, del resto l’amicizia quale sentimento puro e autentico è rara anche tra persone dello stesso sesso».

Quando ha visto il film montato è rimasto soddisfatto?

«Sì, molto, è un lavoro giusto ed equilibrato, racconta una bella storia con leggerezza. Certo il film finito è sempre diverso da come te lo aspetti. Rispetto al girato cambia perché devono incontrarsi tante cose e quando va al montaggio si mette in atto una vera e propria riscrittura, dunque c’è sempre un margine di affascinante incontrollabilità».

Nei prossimi giorni, subito al lavoro per un nuovo film o un po’ di pace nella sua Santarcangelo?

«No, mi fermo un attimo, ogni tanto serve».

 

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