Nel nome di chi?

Rimini


Valeria Collina è la madre di Youssef Zaghba, morto sul London Bridge il 3 giugno 2017 dopo aver ucciso, insieme ad altri due attentatori, otto persone. Con Rizzoli ha appena pubblicato il libro Nel nome di chi, scritto insieme al giornalista bellariese Brahim Maarad. Interrogandosi sulle cause della radicalizzazione di Youssef e di tutti i protagonisti dell’ultima stagione di attentati in Europa, gli autori scrivono il manifesto di una nuova battaglia.

“Solo una madre può provare il dolore di un’altra madre. So che nulla può essere sufficiente ma io sono pronta a tutto quello che può portare pace”.

Italiana convertita all’Islam, Valeria ha vissuto per vent’anni in Marocco, dove ha studiato l’arabo e il Corano. Dopo essere tornata in Italia, nel 2015, ha assistito impotente alla radicalizzazione del figlio, dai suoi tentativi di fuga in Turchia al suo trasferimento a Londra, dove è rimasto incagliato in quella mastodontica macchina promozionale messa in piedi dagli abili comunicatori del califfato nero.

Qui spiega le ragioni per cui è fondamentale confrontarsi con i propri figli: “Ci sono giovani che si ubriacano di nascosto, altri che passano fuori la notte senza dirvi nulla, e altri che stanno chiusi nella propria stanza. Ragazzi modello che si presentano puntuali a condividere con voi ogni pasto. Dopo avere messo in pausa l’ultimo video di un ostaggio sgozzato o di un blindato che viene fatto saltare in aria da un attentatore suicida”.

Brahim Maarad, giornalista professionista bellariese, è redattore esteri per l'agenzia Agi. Già collaboratore del Corriere Romagna, si è occupato del mondo arabo e delle migrazioni per l'Espresso, seguendo il caso Regeni ed entrando nella squadra di RegeniLeaks. Ha 28 anni ed è di origini marocchine, bilingue arabo-italiano. 

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