I carabinieri sequestrano la tela del Barocci

Rimini

Il piccolo Antonio Bonaventura è salvo e, tra qualche tempo, potrà tornare nella sua “casa”, il duomo di Urbino, ovvero la basilica di Santa Maria Assunta ridisegnata dal Valadier. Dopo la segnalazione dello studioso cesenate e assessore a Rimini Massimo Pulini, allertato dal gallerista pesarese Giancarlo Ciaroni, ieri mattina alle 8 i Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Ancona, insieme a quelli di Genova, si sono presentati nella sede della casa d’aste genovese Wannenes e hanno sequestrato la Testa di bimbo (cm 40x42) attribuita a un pittore veneto del XVII secolo, che sarebbe andata all’incanto il prossimo 31 maggio per una cifra tra i 500 e gli 800 euro.
In realtà, si tratta di una porzione del Martirio di San Sebastiano di Federico Barocci, tagliata e rubata nel 1982 proprio nel duomo di Urbino. Da allora, la grande tela del Barocci è esposta con un tassello mancante: il volto del figlio primogenito del committente, Benedetto Bonaventura, che era stato posto dal pittore proprio alla base dell’opera.
Dai primi accertamenti, è risultato che la casa d’aste non conosceva la reale provenienza dell’opera (che ieri era ancora presente sul suo sito con il numero di lotto 702), e così anche l’ultimo venditore. Dal furto di Urbino a oggi, la strada di quella piccola tela è stata di certo lunga e travagliata. E preceduta solo pochi anni prima, nel 1975, da un altro clamoroso furto avvenuto lì accanto, a Palazzo Ducale, quello della Muta di Raffaello, della Flagellazione e della Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, opere rinvenute nel 1976 a Locarno anche grazie all’aiuto dell’antiquario riminese Maurizio Balena (la storia – molto curiosa – è narrata nel libro di Massimo Pulini Gli inestimabili).
L’inchiesta è ora coordinata dalla Procura di Genova e vede all’opera sia i Carabinieri dei Nuclei tutela di Ancona e Genova che quelli della compagnia di Urbino: anche se il reato di furto e danneggiamento è ormai prescritto, lavoreranno per seguire a ritroso le tracce del piccolo volto tagliato. Oggi a Genova è prevista la conferenza stampa per annunciare ufficialmente il ritrovamento. Il passo successivo sarà la restituzione della tela all’Arcidiocesi di Urbino, il suo restauro e il ritorno nella seconda cappella a destra del duomo.
Il vicario episcopale per la cultura e l’arte, monsignor Davide Tonti, nell’incredulità del momento, si dice «felicissimo» della notizia così come l’arcivescovo Giovanni Tani, anche se – sottolinea Tonti – «la questione del vandalismo e dei furti nelle chiese è annosa, siamo presi d’assalto e la situazione è gravissima». «Quando si va a deturpare un’opera – continua –, non solo si danneggia il pensiero di chi l’ha fatta, ma si rende monca l’intera storia dell’arte. L’arte, tutta, non racconta solo le gesta di papi e principi, ma narra le vite delle persone comuni, perciò ogni opera fa parte del patrimonio di una nazione, e non solo di quello della Chiesa cattolica. Purtroppo viviamo in un periodo in cui questo non rappresenta più un valore nella società, contano solo i banchieri». Tonti stigmatizza poi «l’arroganza dei ladri e di chi vuole fare mercimonio del bello» e loda «i Carabinieri e chi, con acume, ha permesso questo ritrovamento».
E adesso Urbino (l’assessore Vittorio Sgarbi ha telefonato ieri a Pulini) aspetta il piccolo Antonio a braccia aperte.

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