Ritrovata l'opera del Barocci rubata dal duomo di Urbino

Rimini


RIMINI. Chi visita il duomo di Urbino, osservando la seconda cappella a destra, quella di San Sebastiano, non può non soffermarsi sulla tela alta oltre 4 metri raffigurante il Martirio di San Sebastiano. È un’opera giovanile di Federico Barocci, importante esponente del Manierismo che qui già dimostra il suo stile caratteristico, pieno di figure «in vigorosa azione», nonché elementi che rimandano a Tiziano e a Raffaello.
L’opera
Fu commissionata nel 1557 da Benedetto Bonaventura per 100 fiorini. Il contratto fu firmato dal padre di Federico, Ambrogio, poiché l’artista era minorenne e, forse, assente da Urbino per un periodo di formazione; la tela fu consegnata nel 1558.
Lo sfregio
Il quadro ha una vistosa toppa alla base, sul lato sinistro. Venne purtroppo deturpato all’inizio degli anni Ottanta, quando un ignoto “ritagliò” il volto del fanciullo che vi era dipinto, un ritratto di Antonio Bonaventura, figlio primogenito del committente. Il prezioso bottino non fu mai ritrovato, e probabilmente andò perduto nei meandri del mercato illegale.
La scoperta
Questo fino a ieri, quando il gallerista pesarese Giancarlo Ciaroni scopre sul sito d’aste genovese Wannenes un lotto sospetto, e avvisa immediatamente lo studioso cesenate Massimo Pulini, attuale assessore alle Arti a Rimini. Pulini non è nuovo a ritrovamenti e attribuzioni: basti ricordare il Ritratto di Scipione Borghese del Caravaggio rinvenuto nel piccolo museo di Montepulciano e, più recentemente, l’Assunzione della Vergine di Aversa attribuita al Guercino e la Testa di San Giuseppe scoperta a Trarivi di Montescudo, sempre del centese.
Pulini non ha dubbi nel riconoscere immediatamente la testa del bambino perduta: è proprio quella del Barocci, finita chissà come in quest’asta che verrà battuta il 31 maggio. Sul sito della casa d’arte il ritaglio olio su tela Testa di bimbo di cm 40x42 è attribuito a un anonimo “pittore veneto del XVII secolo”, e la stima è ridicola: da 500 a 800 euro. Ma nessuno per fortuna si aggiudicherà quel pezzo perché, verificata la notizia, Pulini ha subito avvisato il Nucleo tutela patrimonio artistico dei Carabinieri, che probabilmente sta intervenendo proprio in queste ore.
La premonizione
Una storia a lieto fine, dunque. Anzi, il realizzarsi di un sogno per Pulini. Nel suo romanzo del 2011 Gli inestimabili lo studioso raccontava i retroscena del furto della Muta di Raffaello e di due opere di Piero della Francesca dal Palazzo Ducale di Urbino nel 1975. E proprio in quel libro – tra i cui personaggi figura anche lo stesso Giancarlo Ciaroni – Pulini intrecciava la vicenda di Palazzo Ducale con quella del furto del Barocci, concludendo il racconto con una fantasia onirica, nella quale ritrovava e riconsegnava la testa del bambino. Un desiderio che ora sta per realizzarsi.

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