Amante, moglie e musa Isotta, la travolgente passione di Sigismondo

Rimini

RIMINI. Bella, gentile e colta, passione sin da giovanissima di Sigismondo Pandolfo Malatesta, di cui è stata prima amante, poi moglie, Isotta degli Atti è l’“eroina” del nuovo libro di Oreste Delucca, storico riminese, presentato in anteprima l’8 marzo al cinema Settebello nell’ambito della serata sui talenti riminesi ideata da Manuela Fabbri. Alle sue gesta e alla storia d’amore con il Signore riminese è dedicato “Isotta degli Atti. L’amore e il potere” (Bookstones Edizioni) in uscita a maggio. Ne parliamo con l’autore.
Delucca, dopo un volume dedicato a Sigismondo, arriva la sua biografia inedita su Isotta degli Atti. Che tipo di ricerca ha fatto per ricostruire la sua storia, e perché ha sentito il bisogno di scrivere questo libro?


«A esser sincero, dopo il volume su Sigismondo ero impegnato in un’altra ricerca, alla quale lavoro da lungo tempo, riguardante le botteghe artigiane riminesi nel Quattrocento. Sono stati i ragazzi della casa editrice Bookstones a richiedermi una biografia su Isotta e a insistere. Dopo qualche esitazione ho accettato e mi sono messo all’opera, iniziando col passare in rassegna tutto quanto è stato pubblicato su di lei fino a oggi. Si tratta di notizie sparse e molto parziali, a eccezione del testo redatto nel 1962 da Augusto Campana per il “Dizionario biografico degli italiani”. Ho provveduto a riordinare questi materiali, a svilupparne gli spunti ricevuti, integrando il tutto con ulteriori ricerche d’archivio, toccando anche tematiche rimaste finora in sordina: per esempio le esperienze di Isotta come conduttrice della fattoria che Sigismondo le aveva donato nelle Marche; oppure un esame delle sue numerose iniziative di carattere patrimoniale. Ho cercato inoltre di precisarne alcuni dati anagrafici rimasti finora in dubbio, come il tempo della sua nascita e del suo matrimonio col Signore riminese. E ho cercato di esprimere tutte queste cose con un linguaggio scorrevole, pur rimanendo scrupolosamente legato alle verità storiche».


Isotta è stata la grande passione di Sigismondo: può svelarci qualcosa della loro storia d’amore? I primi incontri, i luoghi che frequentavano...


«Durante i lavori al castello, Sigismondo si era temporaneamente trasferito, occupando varie residenze, fra cui palazzo Roelli, che diverrà poi il palazzo del Cimiero, situato sulla Via del Rigagnolo (oggi via Gambalunga, là dove sorge palazzo Fabbri). Da quella postazione un mattino del 1445 ha scorto una leggiadra fanciulla – allora dodicenne – alla finestra della casa di fronte, appartenuta alla famiglia Atti (nell’angolo dell’odierna piazza Ferrari). Quel primo incontro a distanza è stato la scintilla che ha fatto sbocciare il loro amore. Un altro luogo merita d’essere ricordato: Isotta possedeva un podere alla Ghirlandetta, nella rigogliosa campagna posta fuori porta Sant’Andrea. Qui, entro la sua casa, accoglieva sovente Sigismondo nei momenti di quiete. E quell’edificio, pur rimaneggiato, esiste ancora, con i resti del balconcino da cui si potevano godere gli ultimi bagliori del tramonto».


“L’amore e il potere”: perché questo titolo?


«L’amore indica ovviamente il rapporto esistente fra Isotta e Sigismondo; il potere vuole riferirsi al fatto che quella donna del popolo, in virtù del suo matrimonio (assolutamente fuori dall’ordinario, in un tempo in cui i principi sposavano solo donne di pari lignaggio), ha retto di fatto il governo della città durante le numerose e prolungate assenze del Malatesta».


Che cosa li univa così tanto?


«Il loro amore è stato forte e duraturo. Sigismondo ha avuto molte donne, molti rapporti occasionali; ha avuto inoltre due mogli prima di Isotta; ma l’unico vero amore è stata lei, dal 1445 fino al 1468, anno in cui è morto. Certo, era bella e attraente; ma era anche raffinata, intelligente e colta, dotta nelle scienze filosofiche, amante della musica e della poesia. In tutto questo non era sottoposta a Sigismondo, ma alla sua stessa altezza, perciò ne stimolava la conoscenza, il pensiero e i sentimenti. Infine Isotta era saggia, diplomatica, capace di “prenderlo per il verso giusto”».


Secondo lei Isotta ha influenzato le imprese del Signore di Rimini?


«Premesso che non è facile cogliere l’effettivo ruolo delle donne di allora, il cui peso – anche se c’era – difficilmente appariva in maniera ufficiale, per quanto riguarda le imprese militari forse Isotta non ha avuto grande influenza su Sigismondo. Verosimilmente ne ha avuta invece circa il governo della città, che spesso ha dovuto reggere in prima persona, dimostrando molta prudenza e buonsenso».


Che cosa ha rappresentato Isotta per la corte riminese?


«La corte di letterati, poeti e artisti accolti da Sigismondo è risultata un vero e proprio cenacolo filosofico, che si interrogava sul valore dell’uomo, sul destino dell’anima, sulla capacità dell’amore e della gloria di vincere la morte, garantendo l’immortalità attraverso l’arte e la poesia. In tal senso il grande amore del Signore per Isotta è stato il motivo conduttore attorno al quale ruotava tutto l’impegno materiale degli artisti (espresso nel Tempio Malatestiano) e dei poeti (espresso nella quantità di carmi e poemi) che hanno esaltato le figure di entrambi».


Ci sono altri luoghi in città che ricordano la sua storia?


«Francamente non ho ancora fatto una ricognizione scrupolosa. Così su due piedi potrei ricordare la Via Isotta nel centro cittadino».


C’è qualcosa nella vita di Isotta che l’ha colpita?


«Tenendo conto del suo stile sempre assai misurato e controllato, mi ha colpito il comportamento crudele usato in una certa circostanza, tanto da sollevare il sospetto che avesse qualcosa di poco limpido da coprire. È un episodio che mi riservo di chiarire ulteriormente; in ogni caso chi leggerà il mio libro troverà tutti i particolari di questa vicenda».

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