8 dicembre: il multiforme talento di Moder

Rimini

RAVENNA. Oggi Moder, all’anagrafe Lanfranco Vicari, compie trentatré anni. Ma oggi Moder è anche costretto a ricordare la scomparsa di suo padre Mauro, avvenuta l’8 dicembre del 1994. Una data dunque estremamente evocativa per il rapper ravennate, che con grande coraggio ha deciso di titolare proprio "8 dicembre" il suo nuovo, splendido album, uscito qualche settimana fa per Glory Hole Records e forte di quindici tracce molto composite in cui Moder dimostra tutto il suo multiforme talento.
Qual è la genesi di “8 dicembre”?
«Sicuramente l’origine dell’album è il brano Mauro e Tiziana, però non c’è mai stato un momento in cui ho in qualche modo deciso di fare questo disco. Partendo da quel pezzo ho capito che c’era qualcosa, un luogo in cui potevo andare poeticamente. Poi c’è stata una serie di eventi che mi ha molto influenzato, in primis la nascita di mia figlia Matilde, poi la partecipazione al lavoro del Teatro delle Albe, Il volo. Portare il rap in uno spettacolo teatrale è stato importantissimo, il mio sogno della vita era che il rap diventasse una questione comprensibile a tutti i livelli. Nel rap italiano c’è un aspetto che ritengo insopportabile, ossia che il personaggio viene sempre prima della musica, che sia quello di stacco, il contestatore, o quello filoamericano che mutua tutto quell’immaginario. Io invece mi voglio instaurare proprio in mezzo, perché voglio che prima arrivi la musica, niente maschere, mi interessa che siano le mie parole a parlare. Realizzare un album per me è un’esperienza, un disco deve racchiudere un pezzo di vita ben fotografato, non del freestyle fine a se stesso».
Non dev’essere stato semplice scegliere proprio l’8 dicembre come titolo.
«Tutto ha sempre circuitato attorno a questa data, ho deciso, con fatica, di mettermi a nudo col rap. Non a caso proprio a metà disco c’è la traccia 8 dicembre, che fa da spartiacque tra i pezzi che parlano del passato e quelli che si riferiscono a tempi più recenti, con sperimentazioni anche più ardite. L’album è nato dopo aver scritto tantissimi pezzi, ma come dicevo è stato Mauro e Tiziana, dedicato ai miei genitori, a dare il la, tanto che quelli scritti prima, alla fine li ho scartati tutti. Ero troppo dentro all’idea di rap come una cosa schematica, in cui per forza certe rime e certe parole devono essere in un certo modo, Mauro e Tiziana, che contiene un campione di Nick Drake ma è interamente suonato da una band di musicisti, mi ha fatto cambiare rotta e da lì è arrivato anche il titolo dell’album».
Il disco, per atmosfere e immagini, sembra un concept, il lavoro sui testi è magistrale, come l’ha affrontato?
«Il mio approccio alla scrittura è sempre stato abbastanza rock’n’roll, vengo da mondi musicali diversi, mi interessa il songwriting, ma la cosa che principalmente mi piace del rap è il ritmo e come le parole stanno su di esso. Quello che mi interessa è che la forma – il flow – sia sempre in tensione estrema con il contenuto, come in una ics, e ciò su cui ho lavorato di più nell’album».

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