Manuzzi, contro la violenza «Io ci sono»

Rimini

CESENA. Stasera alle 21.10 su Rai Uno va in onda Io ci sono film tivù di Luciano Manuzzi. Racconta la vicenda della giovane avvocata pesarese Lucia Annibali sfregiata dall’acido nel 2013, in un agguato ordinato dal suo ex compagno Luca Varani, condannato a vent’anni. Un caso di violenza sulle donne dall’eco clamorosa, anche per la personalità forte ed esemplare della vittima. La giornalista Giusi Fasano ne ha tratto un libro al quale il romagnolo Luciano Manuzzi si è ispirato.
«Il film, interpretato da Cristiana Capotondi, è nato da un mio progetto che da tempo inseguivo – racconta da Roma il regista, mentre si dirige alla Camera dei deputati per la première istituzionale –. L’incontro con Fasano, coautrice del libro tratto dalla vicenda, il rapporto di fiducia reciproco che ne è seguito, hanno fatto il resto. Abbiamo convinto il produttore Angelo Barbagallo ad acquisire i diritti ed ecco il film».
Nato a Cesena nel 1952, vissuto a Cesenatico, Luciano Manuzzi appartiene a una generazione di romagnoli, da Franco Mescolini ad Aurelio Chiesa, che attorno agli Ottanta hanno tentato il salto nella settima arte. Manuzzi si è presto orientato su tematiche a carattere sociale e di costume, legate a cambiamenti del tempo; dopo "Sconcerto rock", "Sabato italiano", "I pavoni" pensati per la grande sala, il suo cinema si è in seguito impegnato su temi civili per un cinema più televisivo.
«Questo Io ci sono è per me una prosecuzione – dice – dentro a un cinema di tipo civile che mi ha sempre interessato. La violenza contro le donne è il grande tema di questo tempo».
Come regista si sente compresso o limitato a operare per la tivù rispetto alla grande sala?
«No, temi di questo tipo non potrei più affrontarli al cinema, che è più avaro di risorse e non ama questi argomenti. Inoltre, invece dei potenziali trecentomila spettatori del cinema, posso contarne sei, sette milioni; al di là del tipo di prodotto però, mi piace raccontare una bella storia in grado di interpretare questo nostro presente».
A Cesena nel 2013 a “Piazze di cinema” ricordò "I pavoni" come un “inciampo”; questo Io ci sono è un riscatto?
«L’inciampo riguardava lo scarso incasso, non la poetica; da anni ho superato quell’impasse; film tivù come "Il coraggio di Angela" (2008), "Gli ultimi del Paradiso" (2010), "Mister Ignis" (2014), "Le due leggi", hanno riscosso tanto pubblico. Certo, Lucia Annibali è un personaggio di tale rilievo che l’attesa per questo film ha un’eco superiore. Ciò che conta davvero però, è che sia riuscito; mi preme rivestire ogni storia di buon cinema».
Nel cast c’è anche il cesenate Ettore Nicoletti; è il dottor Stacchini e interviene sul volto della protagonista: «Stimo molto Ettore sia come attore, sia sul fronte umano».
Cosa pensa invece il “dottor Stacchini” del regista?
«È bello essere diretti da Manuzzi – risponde Nicoletti –, ha le idee chiare, è attento, sa come comportarsi con gli attori. E poi è sincero, genuino; nella sua passione passa anche la sua romagnolità, con lui mi sento a casa».

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