La Genesi in bianco e nero

Rimini

FORLÌ. Le foto di Salgado non le guardi soltanto, le infili automaticamente nel tuo “zaino mentale” e parti. È il suo gioco: sorprenderti con quelle immagini che il mondo e la natura stessa avevano pennellato a colori, ma che lui riporta all’essenza di quel bianco e nero sempre perfetto, poi condurti oltre. Il decennale progetto “Genesi” da cui nasce la mostra che arriverà il 28 ottobre a Forlì e resterà fino al 29 gennaio, negli spazi che furono sacri della Chiesa di San Giacomo, racconta quello che sul pianeta Terra c’è ancora di integro, incontaminato e che dobbiamo preservare. Ed ecco che incamerate quelle immagini stupefacenti con gli occhi, «ho avuto il privilegio di vedere le cose più incredibili sulla faccia della terra e scoprire che circa la metà del pianeta è rimasto esattamente come al giorno della Genesi» dice lo stesso autore, tu semplice spettatore parti per il tuo viaggio: ti sorprendi, ti documenti, se sei bravo agisci anche di conseguenza. Sebastião Salgado ha lavorato a questo progetto dal 2003 in poi. A 70 anni, dopo i grandi reportage “Workers” e “Migrantes” dove al centro c’erano gli uomini, e in particolare gli ultimi degli ultimi, ha deciso di andare a guardare con i suoi occhi speciali quel 45% di mondo non ancora calpestato e martoriato dalle molte nefandezze umane. In 10 anni ha vissuto mediamente otto mesi all’anno sulla strada, 32 le destinazioni. Strade non di asfalto, ma battute dai piedi di pochi, pochissimi uomini che vivono ancora in sintonia con quella natura, strade segnate dallo scorrere di fiumi, mari, ghiacciai, monti, venti, mandrie, stormi. La mostra, che dal 2014 sta girando il mondo e ora fa tappa in Romagna, in una Forlì che aveva fame di fotografia e che dall’anno scorso se ne nutre con piatti davvero di sostanza, raccoglie 245 fotografie di grande e medio formato divise in cinque sezioni: Pianeta Sud (Antartide e Patagonia), Le terre del Nord (Circolo polare), Africa, Amazzonia e Pantanal, Santuari della natura. «Dopo Mc Curry dovevamo continuare a viaggiare “in quinta” – ammette il presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Roberto Pinza – per questo abbiamo pensato a Salgado e abbiamo dovuto lavorare sodo».

Pur passando dal carosello di colori di Mc Curry alle profondità monocromatiche di Salgado, l’idea iniziale era comunque quella di ospitare la mostra nello spazio principe dell’arte a Forlì, ovvero il San Domenico. La famiglia Salgado, e in particolare la moglie del fotografo che ne cura le mostre, Lélia Wanick, visto il San Giacomo lo ha di gran lunga preferito e tutto, allestimento e anche programmazione, si è adeguato di conseguenza. La mostra per questo non ricadrà nella Settimana del Buon Vivere, che pure ne è l’ispiratrice, ma proprio nella manifestazione settembrina alle porte si serviranno diversi “antipasti” dell’attesa mostra, a cominciare dalla proiezione del film di Wim Wenders dedicato al fotografo brasiliano. Ad allestire e gestire l’ospitalità sarà poi ancora una volta Civita che ha fissato un biglietto di ingresso in linea con quello dell’anno passato per il fotografo statunitense da 78.543 visitatori in tre mesi e mezzo (biglietto che consentirà di visitare anche la Pinacoteca e Palazzo Romagnoli), sperando di bissare il successo.

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