«L'imprevedibilità di un mestiere che rende l'ispirazione magica»

Rimini

CESENA. Su di lui aveva scommesso molti anni fa Tullio Solenghi che, amico della famiglia Silvestri, aveva affidato al giovane Daniele le musiche del suo “Frankenstein musical”, allestito al Bonci di Cesena, nell’ottobre 1997.

Quasi vent’anni dopo, il talentuoso Silvestri, all’epoca ancora emergente, è una delle realtà più limpide del cantautorato made in Italy, segnato da un percorso di qualità e continuità. Daniele Silvestri torna a concedersi ai fan nel fortunato tour “Acrobati” al Carisport di Cesena, domani alle ore 21. Fra pienoni e sold out il tour consacra l’artista romano come autore maturo (è nato nel 1968), capace di raccontare della vita con musica e parole, vibrando di riflessione e ironica leggerezza. È un acrobata che si diverte a giocare. Lui stesso ha definito questo disco «la cosa più bella che ho fatto».

Silvestri, il pubblico la sta premiando con consensi unanimi su ogni piazza, se lo aspettava?

«Ammetto di avere avuto delle ambizioni sul disco. Sento però di essere andato oltre, con questo spettacolo. Al successo dei fan corrisponde un clima sereno e collaborativo della mia fantastica squadra che, a noi otto sul palco, permette di godere di un risultato più soddisfacente del previsto».

Come è impostato il concerto?

«Con uno stile teatrale, essendo il mio primo in spazi e luoghi di teatro. L’ho voluto in due tempi, con intervallo, ha un percorso semplice, ma sorprendente».

Mescola canzoni vecchie e nuove?

«La prima parte è incentrata sul nuovo disco “Acrobati” con un percorso in crescendo dove integro presente e passato. Nella seconda si fa più spettacolare, comico, subentrano altri strumenti, costumi, luci, contributi di immagine, brevi azioni drammaturgiche, in un crescendo di linguaggi, con qualche sorpresa per il pubblico».

Di che tipo?

«Ci apriamo in libertà, rispondiamo a richieste come fossimo un juke box. Invitiamo i fan a segnalarci il brano preferito da ascoltare, e stiliamo la “classifica” delle prime di ogni concerto».

Insomma, è una intuizione fortunata l’idea di diventare un acrobata che scruta il mondo dall’alto in basso. Casuale, ponderata?

«È arrivata istintivamente, con quella imprevedibilità del mestiere che rende a volte l’ispirazione vagamente magica e misteriosa. Le prime due strofe sono arrivate inconsapevolmente, mentre partivo in aereo per Brindisi. Una partenza inattesa; non immaginavo che “dall’oblò di questo aereo il mondo sembra ben organizzato…” sarebbe diventato un disco. Mi è parso l’incipit giusto per parlare di questo nostro momento».

Momento che definisce “acrobatico”?

«Poche cose ci rendono in perpetua ricerca di equilibrio, come il fatto di vivere in una società che insegna a respirare solo il presente, anche culturalmente, senza prospettive. Nonostante possieda un fascino illusorio e talentuoso, il fatto di poter essere dappertutto in un lampo, di compiere acrobazie senza meta. L’essere umano ha bisogno di sapere dove va».

Lei ne scrive, ne canta, ne suona, racconta la seriosità del momento con uno stile che sfocia in leggera ironia. Dove nasce questo suo segno distintivo?

«È connaturato al mio carattere che, a mia volta, ho acquisito da mio padre (Alberto Silvestri sceneggiatore, autore televisivo, scomparso nel 2001). Fin da bambino mi parlava di cose serissime e complesse con umorismo, divertendomi. Credo questo sia l’approccio giusto, aprire il viso di chi ti ascolta a un sorriso, per aiutarlo a predisporre l’animo a una riflessione penetrante».

Da persona eclettica, ha pure in programma collaborazioni per teatro e cinema?

«Non c’è niente di preciso per ora, ma le idee viaggiano e le richieste ci sono, per un futuro prossimo. Ora sono rientrato appieno nella mia veste canonica, continuerò a fare concerti d’estate, ho voglia di spendere energie nella musica».

Definirebbe “maturo” questo suo momento?

«Sento che questo disco e spettacolo sono possibili soltanto adesso, non solo per una maturazione anagrafica, ma professionale. L’esperienza a tre con Niccolò Fabi e Max Gazzè mi ha insegnato tanto, rigenerato in entusiasmo ed energie».

Energie che associa a uno stile autorale fluido e sereno.

«Non c’è dubbio che la rete di affetti che mi circonda favorisca passioni e carica a fronte di responsabilità anche bellissime (tra cui tre figli), dei miei 47 anni abbondanti. La mia energia deriva molto dalla curiosità ed entusiasmo verso l’essere umano, come collettività, non solo individuo».

La Romagna è ed è stata, terra presente nel suo cammino.

«Mi è stata vicina dai primi anni. Meno male che c’era la Romagna! Mi ha dato occasione di suonare da sconosciuto. Ricordo con affetto l’Io Street di Rimini che mi ha accolto agli inizi».

Info: 0547 1785708

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