Tre ore, 47 brani, tanta energia e lo show lascia senza respiro

Rimini

PESARO. Siete pronti? Che lo show abbia inizio. Perché sì, quello dei Capitani coraggiosi Claudio Baglioni (1951) e Gianni Morandi (1944) più che un concerto è uno show, sfarzoso, old fashion quel tanto che basta, luccicante, amerikano, impeccabile e divertentissimo.

Proprio come loro, canterini e ballerini in splendida forma, mai una stonatura, mai una forzatura nelle voci potenti e perfettamente amalgamate, che si alternano, si sfidano, si rincorrono, si uniscono e si dividono in un meccanismo che – alla trentesima data vista all’Adriatic Arena di Pesaro il 16 marzo – è ormai perfettamente oliato. E si esce dal palazzetto con la sensazione di avere assistito a uno spettacolo ben congegnato e preparato con cura, in cui le due colonne della musica italiana sono ottimamente supportate da un gruppo di ben 21 tra musicisti e coristi (sì, è vero, qualche voce tra questi cerca di strafare pensando forse di essere a Sanremo, ma è poca cosa rispetto al potente quadro generale). Tre-ore-tre senza una sbavatura, senza una pausa, senza una nota fuori posto; 47 canzoni tutti capisaldi del canzoniere tra Novecento e Duemila e molta, moltissima energia.

Si parte in tight con Capitani coraggiosi (2016) e si finisce tra lamè e frac bianchi da circensi con La vita è adesso (1985): in mezzo ci sta di tutto, e tutto all’insegna della gioia. Non c’è spazio per dolore e malinconia, tutto è rock o rockeggiante, la chitarra elettrica predomina, il ritmo incalza e invita il non giovanissimo pubblico ad alzarsi per dimenare i fianchi.
«Io sono vivo e sono qui... Scende la pioggia ma che fa? Dagli il via...» cantano i due. Più che canzoni sembrano sedute psicanalitiche, con cui due vecchie volpi del palcoscenico – l’intellettuale Claudio e l’empatico Gianni – danno la carica a un parterre che per scatenarsi non aspetta che un segnale.

Certo, nella precisa regia dello show ci sono anche i momenti più intimi: Baglioni al piano, Morandi al contrabbasso o in duetto con le coriste in quella Grazie per te che cantò insieme a Amii Stewart... Ma tutto è regalato alla platea con levità, incatenandosi come in un musical che racconta – in fondo – la storia d’Italia e di tutti noi.
La scaletta regala anche nuova dignità e arrangiamenti rinfrescati a brani come Con tutto l’amore che posso o E tu proposta quasi sul finale, in un crescendo di successi e applausi. Poi ci sono i siparietti, i divertissement (e che i due si divertano si vede), i ballettini, i cambi d’abito: c’è Banana e lamponi, ci sono anche gli inni giovanili che a cantarli coi capelli bianchi scappa per forza un sorriso: Fatti mandare dalla mamma, Signora Lia, W L’Inghilterra, Porta Portese...
Qualche concessione al coté televisivo, ma del resto questo tour, nato a settembre al Foro Italico di Roma, e che procede ormai di sold out in sold out, alla tv paga pegno dopo il successo dello speciale su Raiuno a ottobre.

La prima standing ovation è per Sabato pomeriggio cantata da Morandi da solo (in cambio, Baglioni canterà poi senza il sodale Non son degno di te, dimostrando ancora una volta tecnica e fiato da vendere in una grande esibizione canora).
Il palco a gradoni ricoperti di led si incendia di fuoco per Io me ne andrei, poi si torna al 1969, quando Baglioni incise per Morandi (che non la cantò) Chissà se mi pensi. Arrivano La fisarmonica, Solo, Chimera, Amore bello, In ginocchio da te... È una partita di ping-pong: chi ha avuto più successo? Chi ha venduto più dischi? Una bella gara.
Anche Questo piccolo grande amore è lontana dalla sentimentale versione originale. E quando arriva Poster, il palco si fa blu e i 21 musicisti sono tutti in riga a cantarla sul proscenio: sembra Chorus line.


La scaletta riserva l’ultima parte a Strada facendo e, ovviamente, all’arcinoto inno pacifista del Gianni nazionale, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. Da qui in poi il pubblico fatica a contenersi, e i pur volenterosi addetti alla sicurezza devono cedere all’urto delle educate ma intraprendenti signore che vogliono correre sotto al palco per vedere da vicino i loro beniamini.
Altri due momenti intensi quando Baglioni canta Mille giorni di te e di me e Morandi gli fa eco con Uno su mille.
Infine, con La vita è adesso che è quasi una benedizione laica, scocca la mezzanotte. Ma i Capitani non hanno ancora voglia di andare a dormire: si fermano a salutare, a stringere mani, a dare appuntamento a Rimini per il 2 e 3 aprile (105 Stadium). Stanchi? Non sembra proprio.

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