Quel suo rifugio nel Montefeltro

Rimini

MONTE CERIGNONE. Monte Cerignone è il paese del Montefeltro in cui Federico, duca di Urbino, passava le sue estati in cerca di refrigerio. E proprio a Monte Cerignone, 700 abitanti, il piemontese Umberto Eco, anzi, «il professore» com’era qui chiamato da tutti, aveva scelto dal 1978 di trascorrere gran parte del suo tempo, nell’imponente casa affacciata sull’antico borgo. Era cittadino onorario dal 22 luglio del 1982.
Cordiale, disponibile, brillante, sempre pronto a una partita di carte al bar del paese. Ma come mai proprio Monte Cerignone? «Mah – rispondeva – se dovessi dare una spiegazione razionale, non c’è. È stato quasi per caso. Dopo aver dato le dimissioni dalla Bompiani, in seguito alla cattedra a Bologna, andai in Liguria con una miserabile liquidazione. Con quella cifra si prendevano due camere con il cesso nel sottoscala e lontano dal mare. Nella campagna del mio Piemonte invece, sempre più fungheggiavano villette di geometri. Così, nel 1976, un’amica di moglie ci parlò di una bella casa qui, a Monte Cerignone. Era abbandonata da trent’anni, con l’erba alta. Una casa enorme, piena di botole, passaggi segreti, e io mi ci appassionai».
Eco, però, dovette convincere la moglie Renate a quel passo. «Ebbe un’intuizione terribile – raccontava –: per i prossimi anni sarebbe stata lei a dover fare tutti i lavori di casa. Cercò di dissuadermi in ogni modo: “Saremo sempre soli, chi verrà mai qui?”».
Invece quella casa sul confine tra Marche e Romagna era sempre piena di amici, suoi o dei figli. «Quando Renate mi chiese “una ragione razionale per la quale vuoi questa casa”, le risposi: “Voglio nelle notti di tempesta percorrere questi corridoi oscuri con una torcia in mano, sentendo nel cuore uno sterminato sentimento di potenza”. Di lì, poi, cominciai a cercare il fantasma, perché una casa così senza fantasma non ha senso. Ce l’eravamo fabbricato : doveva essere il fantasma di Sant’Uguccione. Ecco come è nata la faccenda».
Un luogo ideale, quell’abitazione isolata e magica, per guardare giù, verso la costa riminese... «Mi piace la Rimini vecchia, la Rimini invernale. Mi piace la cucina romagnola, quella che si trova tra queste colline dove si mangia divinamente. Mi piace la gente, molto aperta e generosa. Non mi piace invece che ci sia tanto da camminare per arrivare nell’acqua alta. Io ho trascorso l’infanzia nel mare in Liguria dove si entrava immediatamente nell’acqua alta. Per il resto, essendo una città simpatica, abbiamo trovato anche il bagno nel quale io vorrei fare la festa di Ferragosto, la più snob del mondo: il bagno 11. È il bagno dei riminesi, a Ferragosto c’è poca gente e quindi mi piacerebbe invitare Rockefeller, Clinton... e in questo punto solitario, mentre milioni di tedeschi, nudi, cotti, riempiono la riviera, noi siamo lì… nella spiaggia tutta vuota».
«A Rimini – continuava – si sono sempre inventati eventi nuovi, per tenere la gente allegra. Se la gente va a passare l’estate sulla riviera, gli organizzano anche le cose per divertirli. Se poi i turisti vanno lì, invece di stare a casa ad ascoltare Bach..., be’, ciascuno fa la sua scelta».
Tanti i messaggi da parte degli abitanti di Monte Cerignone che in questi anni hanno preservato l’intimità del professore. Irene scrive su Facebook: «Umberto non c’è più qui a Monte. L’Umberto cittadino onorario che a conoscerlo ci si sente un po’ più intelligenti. Ecco, stargli vicino anche solo per osservarlo “ciarlare” al bar mi infondeva una grande saggezza».

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