La "solitudine" di Battiston

FAENZA. Un grande attore italiano per la rassegna “Protagonisti” del teatro Masini di Faenza. Questa sera (ore 21), a interpretare L’invenzione della solitudine, intenso testo di Paul Auster per la regia di Giorgio Gallione, sarà Giuseppe Battiston, uno dei volti più popolari del panorama attoriale italiano anche per le tante pellicole che in questi anni lo stanno vedendo fra i protagonisti. L’invenzione della solitudine, scritto nel 1979, racconta in maniera autobiografica il momento in cui, qualche settimana dopo l’inattesa morte del padre, Auster si ritrova nella grande casa di un genitore quasi estraneo, che ha abbandonato da anni la famiglia per ritirarsi in una solitudine distaccata dal mondo e dagli affetti. Gli oggetti, i libri, gli scritti che il saggista, poeta e sceneggiatore statunitense passa in rassegna gli sono estranei come di fatto gli è estraneo e sconosciuto l’uomo che lo ha messo al mondo. E proprio queste tracce labili, il tocco delle dita che sembra permanere sulle cose… guidano il protagonista a riscoprire i frammenti di una esistenza estranea, che però è in parte anche la sua. Ripercorrere la vita di un uomo che si è allontanato dal mondo, ma anche dalla famiglia e dal suo stesso figlio, costringe Austen a fare i conti con una perdita, con la prospettiva delle conseguenze che una assenza di questo tipo ha sulla vita di un figlio. Ma i conti che l’uomo deve affrontare sono ancora più complessi, visto che anche lui, proprio negli stessi giorni che sta dedicando a ricucire la tela della vita del padre, si trova in procinto di abbandonare la moglie e, necessariamente, anche l’amatissimo figlio Daniel.

Questa «morte senza preavviso: la vita che si interrompe, e può farlo in qualsiasi momento» fa scaturire così un vero e proprio memoriale che spazia in due direzioni: la prospettiva del figlio di fronte a un genitore assente, quella dell’essere a propria volta genitore, e avvertire la necessità di indagare a fondo sul proprio ruolo e sul modo in cui si sente di viverlo. Il padre di Austen si era negato all’esistenza: le sue cose sembrano appartenere a un uomo già morto anche da vivo, chiuso nel suo mondo asettico dove nulla poteva entrare, nessun sentimento umano. L’autore però deve a se stesso la fatica e la sofferenza di scoprire questo universo, anche se il suo viaggio interiore a ritroso porta a galla emozioni e traumi mal sepolti. Tutto questo adesso riemerge, e finisce quasi per soffocarlo: e se avviene una riscoperta, fautrice forse di un recupero dell’affetto verso il padre perduto, l’analisi del proprio rapporto con il figlio ne viene condizionata, bloccata nelle frammentate riflessioni evocate da un claustrofobico flusso di coscienza.

 

Info: 0546 21306 www.accademiaperduta.itBiglietti: 11-22 euro

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui