Il rapinatore con l'ascia tradito da Facebook

Rimini

RICCIONE. Pensava di poter utilizzare la tabaccheria a due passi da casa come un bancomat, ma non ha fatto i conti con l’abilità dei carabinieri di Riccione che – coordinati dal pm Paolo Gengarelli – lo hanno incastrato a partire da una foto pubblicata su Facebook e da alcuni frasi intercettate durante la perquisizione. Sarà oggi il Gip del tribunale a valutare se confermare o no il fermo, ma per Tarik Jebroun, marocchino di 24 anni, difeso dall’avvocato Umberto De Gregorio, le cose si mettono male.

È accusato di essere l’autore del doppio assalto ai danni della tabaccheria “La nuova 21”, di viale Bologna, a Riccione.

Il primo colpo risale alle 19 del 27 gennaio 2017. Uno sconosciuto si è presentato dal titolare impugnando un’ascia da boscaiolo e si è fatto consegnare i soldi della cassa, 1.500 euro, più due stecche di sigarette e delle ricariche telefoniche. «Era uno straniero», disse il testimone che aveva notato l’accento verosimilmente arabo e la pelle olivastra nonostante il cappuccio e una sciarpa fino agli occhi. La seconda rapina è stata messa a segno dalla stessa persona e con le stesse modalità (ascia alla mano diceva al dipendente: «Ti ammazzo, giuro che ti ammazzo») il 24 febbraio scorso verso le 19.15. Stavolta il bandito se ne andò, in sella a una bici sotto una pioggia battente, con 1.600 euro in contanti, ma nel frattempo la tabaccheria si era dotata di un sofisticato sistema di videosorveglianza che riprese ogni fase dell’irruzione. I carabinieri già sospettavano del fratello dell’arrestato che abitava a due passi e in quel periodo era agli arresti domiciliari, nell’appartamento però c’erano solo il padre e Tarik, intento a farsi una doccia (l’altro figlio era detenuto, ma aveva la possibilità di lavorare e si era appurato che in quel momento si trovava in un albergo di Miramare). L’immagine del rapinatore, però, esaminata dagli investigatori, presentava dei profili di compatibilità proprio con Tarik. Quando poi, passando sotto la lente le immagini del profilo Facebook del giovane, i carabinieri si sono imbattuti in una foto nella quale il sospettato indossava gli stessi guanti e lo stesso giubbetto con i laccetti bianchi dell’irruzione, gli indizi si sono fatti concreti.

La perquisizione ha permesso il ritrovamento non soltanto degli abiti, ma anche dell’ascia recuperata nel box caldaia all’esterno dell’appartamento. E mentre i carabinieri frugavano dappertutto in casa i due fratelli, lasciati soli e intercettati a loro insaputa, davano altre conferme. «Hanno trovato l’ascia, ma la porta aperta: scappa». E Tarik replica: «Perché scappare? Così gli faccio capire che sono stato io». Appunto.

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