Il Portogallo libera il killer del catamarano

Rimini

RIMINI. Niente evasione rocambolesca. Questa volta Filippo “Pippo” De Cristofaro, 63 anni salito all’onore della cronaca nera nella lontana estate del 1988 per l’omicidio della skipper 34enne Annamaria Curina, assassinata a coltellate e colpi di machete per impossessarsi del suo catamarano “Arx” a bordo del quale avrebbe dovuto veleggiare fino in Polinesia con la sua fidanzatina all’epoca minorenne, non ha dovuto inventarsi un piano per fuggire dalla prigione portoghese dov’era detenuto dal 18 maggio del 2016 come invece aveva fatto nel 2007 dal carcere milanese di Opera. O sette anni più tardi, quando ha fatto perdere le proprie tracce per 24 mesi, dopo non aver fatto rientro in cella a Porto Azzurro (Isola d’Elba).

La porta della prigione lusitana dov’era stato rinchiuso dopo un’indagine ad alta tecnologia (erano stati messi sotto controllo tutti gli accessi wi fi di Sintra dove leggeva la posta gmail con i quattro cellulari in suo possesso), condotta dalla questura di Ancona e dall’Interpol, si è spalancata per decorrenza dei termini di custodia cautelare lo scorso 15 ottobre. Il motivo? La giustizia portoghese non contempla il carcere a vita, ergastolo invece inflitto a Pippo De Cristofaro in Italia nel 1991. E questo creava grossi problemi per l’estradizione. Ecco perché la magistratura lusitana (come riporta il Corsera, ndr) ha chiesto nel giro di 48 ore lumi ai colleghi italiani sulla condanna a vita. Che hanno risposto spiegando come nel nostro Paese, in realtà l’ergastolo è una condanna a vita solo sulla carta. Dopo lo scambio in informazioni sulla vicenda è calato il silenzio, rotto solo qualche giorno fa quando la notizia che da ormai quattro mesi era un uomo libero, è iniziata a circolare. Tutto questo senza darne la benchè minima comunicazione al nostro ministero di Grazia e Giustizia. Quattro mesi che De Cristofaro probabilmente avrà sfruttato per raggiungere un Paese dove non esiste un trattato di estradizione con Italia.

È il 28 giugno del 1988 quando nelle acque di Marzocca di Senigallia, riaffiora il cadavere di Annamaria Curina. Ed inizia la caccia ad “Arx” il catamarano della skipper su cui veleggiano Pippo e la fidanzatina olandese di 17 anni. Nella mente malata dell’omicida avrebbe dovuto essere lei ad assassinare la fanese, usando il coltello che qualche mese prima avevano comprato a Rimini. In Riviera, in un appartamento di Bellariva avevano iniziato la loro relazione e in quella mansarda hanno pianificato il folle piano che ha portato alla feroce esecuzione di Annamaria Curina. Skipper finita poche ore dopo aver salpato dal porto di Pesaro il 10 giugno con un machete che Pippo De Cristofaro, killer dalla fervida fantasia, disse d’aver acquistato a Tahiti. Diane, infatti, presa da una crisi di panico alla vista del sangue, racconterà il suo amato, non riuscì a portare a termine la sua missione: i giudici, per questo, l’hanno condannata a soli 6 anni. Aiutò, però, l’assassino, a zavorrare il corpo con l’ancora di 17 chili legata alle caviglie della sventurata.

Ripescato il cadavere iniziò la caccia al catamarano. Non fu impresa facile individuarlo. Un contributo determinante alla cattura della coppia venne dato alle ricerche da un giornalista, inviato de “Il Resto del Carlino” che, di fatto, trovò in un porto della Tunisia il catamarano, costringendo la coppia ad abbandonarlo. Ed a Tunisi, mentre curavano un cagnolino ferito, vennero arrestati il 21 luglio.

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