Strozzata dall'uomo che diceva di amarla

Rimini

RIMINI. «Tu sarai solo mia e di nessun altro». Le ha stretto le mani al collo, guardandola dritta in faccia. Ha continuato a ripeterlo anche quando lei rantolava e lui le ha somministrato un sedativo «perché non soffrisse». L’ha ammazzata perché voleva lasciarlo «senza neppure ascoltare le mie sfortunate storie d’amore con le donne». Olga Matei, 46 anni, moldava, commessa, separata, ha cercato di mettere alla porta l’uomo che frequentava da appena un mese e mezzo, ma lui non ha accettato il rifiuto. Così ha strozzato la persona che diceva di amare «con tutto il cuore» e lo ha fatto con feroce lucidità. «Non avrei potuto sopportare di trovarla a letto con un altro uomo come mi era già capitato in passato con due mie ex».
Michele Castaldo, 54 anni, elettricista originario di Casoria (Napoli), residente a Cesena, difeso dall’avvocato Monica Castiglioni, ha confessato il delitto, davanti al pm Davide Ercolani, dal letto d’ospedale dove si trova ricoverato per aver assunto un mix di farmaci e alcol. Un tentativo di suicidio maldestro, tra blandi antidepressivi e bustine di antidolorifico. Fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abietti è piantonato dai carabinieri all’“Infermi”, ma presto sarà dimesso: destinazione carcere.
L’uccisione è avvenuta mercoledì sera verso le 20, nel soggiorno dell’abitazione della donna, una palazzina di viale Dante 198, all’altezza di viale Rossini, a Riccione.
E’ stata una “cartomante” a fornire l’informazione che poteva essere accaduto qualcosa di grave a una donna chiamata “Olga”. La preveggenza, però, non c’entra. Anzi. Castaldo, suo cliente di vecchia data, l’altro giorno le aveva chiesto consiglio e lei gli aveva detto: «Vai da lei e se non perdi la testa andrà tutto bene». Quando lei ieri mattina si vista recapitare un messaggino con la scritta: «Stavolta non ci hai preso lo ammazzata» ha subito avvertito i carabinieri. I militari hanno sfondato la porta dell’abitazione dell’elettricista, a Cesena. L’uomo era a letto, in stato confusionale. Sul comodino, un biglietto: «Ho ucciso Olga». Una volta soccorso l’uomo, sono scattate le ricerche della “vittima”. I carabinieri sono andati nel negozio dove lei lavorava (l’Ottica Boni & Boni di viale Regina Margherita, a Rimini), ma lì non c’era e allora, recuperata una seconda chiave da una vicina, sono entrati. E’ stato sufficiente aprire la porta: Olga era distesa a terra accanto a un divano. Morta. La felpa rosa, i leggins e delle pantofoline ai piedi. «Sembrava come abbandonata, non ha lottato con il suo aggressore, la casa era in perfetto ordine» racconta uno degli investigatori.
Castaldo arriva a Riccione mercoledì pomeriggio. La sera prima i due hanno discusso per via di un messaggino ricevuto dalla donna mentre erano insieme. «E’ di un amico». C’è scritto semplicemente «Come stai?», ma Castaldo chiede di controllare il telefono e lei si indigna. All’improvviso si disvela davanti a lei un uomo ben diverso da quello serio e gentile, pronto a ricoprirla di attenzioni e pronto a regalarle un anello ancora prima di imparare a conoscersi. Lui si innervosisce, prende e va via a Cesena, a combattere da solo con le sue ossessioni. «Sono fragile, perché le esperienze precedenti mi hanno segnato. Non sono Rocco Siffredi e con le donne ci so fare, però a un certo punto qualcosa va sempre storto». Olga, spaventata dalla sua reazione, comprende che quella relazione non può decollare, ma lui non ci sta. Vuole chiarire di persona. Mercoledì, prima di andare a cercare Olga, sostituisce la foto del profilo Facebook con un’immagine notturna. Lei non risponde al telefono. Bussa a casa, ma trova la sorella che è di passaggio. Lui l’aspetta per tutto il pomeriggio passeggiando su e giù per viale Dante. I negozi sono chiusi, ma a un certo punto scopre che la “sua” donna è dalla parrucchiera di fronte all’abitazione. In coda dalle 17, insieme ad altre signore. «Abbiamo notato l’uomo qui davanti, la spiava da fuori, si chinava per guardare dentro, ma lei ha fatto finta di niente. Non sembrava preoccupata - spiega Betty, la titolare - ma diceva di avere fretta». Quando lei esce, il viale è vuoto. Attraversa la strada di corsa con le pantofoline da pedicure convinta che se ne sia andato, ma una volta saliti i diciannove gradini della sua abitazione se lo ritrova in veranda, davanti alla porta d’ingresso. La sorella di lei se n’è andata. Accetta di parlargli, gli offre un bicchiere di vino. Cerca di farlo ragionare, senza irritarlo: comprende che c’è qualcosa che non va nella sua gelosia immotivata e ossessiva. «Non c’è nessun altro, te lo giuro, ma tra noi non può andare». Mezz’ora per dirsi addio può bastare. Lei lo accompagna alla porta mentre lui vaneggia sulle donne che non fanno che “tradirlo”. «Tu non lo farai: non sarai di nessun altro».

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