La Regione vieta l'uso del telefonino e i cacciatori si ribellano

Rimini

FAENZA. Appena approvato dalla Giunta Regionale il calendario venatorio 2016/2017 è subito motivo di protesta da parte dell’associazione Libera caccia, per via di una norma contenuta che vieta l’utilizzo di telefonini e smartphone durante le battute.

Forse si vuole prevenire la creazione e l’utilizzo di una app, stile Pokemon go, che individua la presenza in zona di fagiani, lepri e pernici. Oppure si vuole impedire che lo “smart” possa trasformarsi in strumento irregolare di supporto alla caccia, per esempio installandovi registrazioni di richiami o per seguire le tracce di animali tramite gps. Fatto sta che il divieto così come appare è ritenuto dai cacciatori «lesivo dei diritti al rispetto della vita privata e famigliare» perché escluderebbe anche l’uso del telefono per motivi riservati. Perciò al fine di ottenere una modifica al calendario è stata indetta una petizione che è possibile firmare anche a Faenza nei locali frequentati dai cacciatori, indirizzata al presidente della Regione Stefano Bonaccini, ai garanti delle comunicazioni e della protezione dei dati personali. In particolare si contesta il seguente punto: «E’ vietato l’impiego di strumenti di comunicazione radio o telefonica nell’esercizio dell’azione di caccia, salvo quanto previsto dal comma 3 dell’art. 22 del R.R. n. 1/2008 (utilizzo della radio per la caccia in braccata al cinghiale ndr) e nei casi in cui risulti di primaria importanza tutelare la salute personale». Insomma se ci si sente male o si verifica un incidente è sempre possibile usare il telefonino per diramare l’allarme, ma sarebbe vietato per esempio se si volesse chiamare la moglie o chicchessia, se si desidera controllare la posta elettronica o quant’altro di personale. Oltretutto pare che la norma autorizzi gli addetti al controllo a verificare il telefono e i suoi contenuti.

«L’uso di strumenti, registratori, trappole o artifizi vari era comunque già vietato – afferma Bruno Gurioli, presidente della Libera caccia –, indipendentemente da dove installati. Questa nuova preclusione si pone in netto contrasto con la salvaguardia delle libertà individuali di comunicazione, viola il diritto alla privacy e alla riservatezza dei dati personali, risulta lesivo della Convenzione europea diritti dell’uomo, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e perfino della Costituzione che tutela la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione. Una limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge. Si tratta dell’ennesimo tentativo di contrastare i cacciatori, introducendo limitazioni scoraggianti uno sport praticato in tutta Europa, che porta benefici all’agricoltura, all’ambiente, al turismo, all’economia, alla vigilanza del territorio». (f.d.)

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui