«Ero sulla metro durante l'esplosione, ci contavamo alla ricerca di dispersi»

Rimini

RAVENNA. «Ero in metro al momento dell’esplosione: sono passata da Maelbeek pochi istanti prima che la strage si consumasse. Il mio collega, poi, l’ha scampata per un soffio ed è rimasto bloccato lì sotto in metro per un’ora. Abbiamo passato la mattina a contarci tra di noi, per capire se qualcuno di noi non ci fosse più: è il momento di rimanere uniti e forti». Tania Marocchi ha 28 anni, ancora solare nonostante la giornata difficile, è di Ravenna ma da più di due anni vive e lavora a Bruxelles, per il centro di ricerca European Policy Centre, per il quale fa analisi di politiche europee. «Abito vicinissimo a Maelbeek - racconta -. Stamane avevo un appuntamento alle 9.15 e, uscita di casa, ho preso la metro viaggiando sulla linea circolare che passa per la fermata vicino a Maelbeek: ero in treno quando è avvenuta l’esplosione, alle 9.11. L’ho capito appena uscita dal treno». Caos e panico, poco dopo, si sono riversati sulle stesse strade che ormai da mesi sono militarizzate. «Qui ormai abbiamo fatto il callo ai soldati e ai controlli, dopo novembre, il Bataclan e il periodo di Lockdown (la “serrata” della città quando, a fine novembre, l’allerta terrorismo fu altissima, ndr), ma quello che è successo stamane è difficile da raccontare. Io sono riuscita ad arrivare al corso che avevo oggi in agenda: ma abbiamo passato la mattina a parlarne, a contarci ed è, ripeto, “strano”». Decine le telefonate e gli sms ricevuti da Ravenna, e la tensione è stata per tutto il dì chiaramente altissima. «Il mio collega era sulla stessa metro e il suo treno è passato un istante prima dell’esplosione a Maelbeek: lui è rimasto bloccato lì sotto per un’ora, ma l’ha scampata per un pelo - Tania elenca gli amici “contati” -. Una mia amica era all’aeroporto e si stava imbarcando per Bologna, stava tornando a casa per Pasqua, quando c’è stata la prima esplosione. Io e ad altri colleghi siamo rimasti bloccati al lavoro fino alle 16 e poi siamo rientrati a casa a piedi. Non è facile, insomma, descrivere l’atmosfera e come ci sentiamo. Questa tragedia, come quella di Parigi, come quelle di Ankara e Istanbul, ci tocca tutti. È il momento di rimanere uniti e forti. Il mio pensiero va alle famiglie delle vittime e dei feriti». «Forti e uniti», ribadisce Tania, come nel messaggio lasciato sui social e volto a chiedere che questa non sia l’ora della paura e degli «sciacalli», dice lei, ma della riflessione. Un pensiero che il sindaco Fabrizio Matteucci, proprio citando le parole della 28enne ravennate trapiantata a Bruxelles, ha voluto rilanciare ieri pomeriggio in consiglio comunale nel momento dedicato al ricordo delle vittime. (p.c.)

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