Città colonie, i francesi sono evaporati

Rimini

CESENATICO. Sulla riconversione delle colonie di Ponente non suona più la Marsigliese. La sempre “fumosa" cordata di imprenditori francesi non esisterebbe più. Si era detto fosse stata interessata a rilevare gli immobili esistenti dagli attuali proprietari per poi mettere mano alle gru e al monumentale lavoro di riordino e riutilizzo delle ex colonie di Ponente presenti nell’Ambito 1, trasformando quei cadenti volumi esistenti in alberghi, residenze e infrastrutture pubbliche.

Ma la cordata di investitori transalpini si è per certo defilata. Senza cioè andare al di là del mero interessamento d’intenti, casomai li avesse. Senza cioè concretizzarsi in alcuna proposta o impegno reale. Una decisione comunque che se ci fosse stata avrebbe dovuta esserci già dall’inizio dell’estate 2013, a giugno. E invece nulla.

Scaduto il termine ultimo per dire sì all’operazione, il primario gruppo di investitori “parigini” ha dato forfait ad avvicendare le odierne ex colonie diroccate in moderni ed ecocompatibili alberghi (4-5 strutture), accompagnati da una quota importante di residenziale e opere pubbliche (strade, verde, parcheggi, sistema dunale sulla spiaggia).

Cosicché si dovrà ripartire daccapo nella ricerca di quanti siano interessati a questa operazione turistico- immobiliare. Individuare altri imprenditori disposti e capaci di sorreggere gli impegnativi investimenti richiesti e prefigurati nel Masterplan della cosiddetta “Città della colonie” di Ponente.

La situazione economica nel settore immobiliare e turistico e le difficoltà attuali di accesso al credito sono quelle che sono e non depongono a favore dell’ambiziosa prospettiva, quanto meno nel breve-medio termine. Per cui è verosimile che il progetto di riordino e trasformazione in senso turistico-ricettivo delle 13 colonie dismesse e perlopiù fatiscenti, presenti nell’Ambito 1, rimanga fermo ancora palo.

Preso atto della situazione intervenuta a metà novembre un pool di progettisti, capeggiati dall’architetto cesenate Edoardo Preger (che a suo tempo aveva compartecipato alla stesura del Masterplan) e di tecnici privati degli attuali proprietari delle colonie (Ambito 1) si sono incontrati con l’amministrazione comunale per fare il punto sullo stato dell’arte e magari prefigurare prospettive e soluzioni urbanistiche da dare al comparto.

Intanto lo scorso giugno il primario gruppo di investitori francesi avrebbe dovuto sciogliere le riserve: dare disponibilità all’operazione; rilevare le aree e gli immobili in questione stabilendo valore e prezzo d’acquisto. La base d’appoggio, “l’ariete”, per l’intervento francese a Cesenatico, sarebbe stato un team imprenditoriale molto più vicino, fatto di investitori e agenzie d’affari che fanno capo alla società “Le fonti group -Business consulting”, avente sede a Forlì e con location a Milano. Sul loro sito web si mostrava (e a dire il vero nella sezione “immobiliare” è ancora presente) un planning di quanto si sarebbe dovuto realizzare nell’Ambito 1, attraverso uno schema che rimandava al Masterplan originario.

Il gruppo francese (il cui nome e ragione sociale non è mai stato appalesato) si disse che era qualificato in strutture turistiche all’avanguardia, attrezzato per strutture tecnologiche e a basso impatto ambientate, intenzionato a spostare ingenti risorse per investimenti turistici dall’Africa del Nord a Cesenatico. Una scelta questa più sicura e al riparo delle turbolenze presenti nei Paesi dell’area del Maghreb. Tale interessamento era stato più volte preannunciato in sede locale e in più occasioni e consessi.

Quanto alle stime, ai beni da acquisire, presenti nell’Ambito 1 delle colonie, si era ventilato grossomodo un costo per francesi & Co. vicino ai 50 milioni di euro. Valore che considerati i “rigori” della congiuntura (ancorché immobiliare) non saranno più tali. Anche del tutto diversi, se il futuro riserverà al comparto “Ambito 1” non una visione unitaria ma parcellizzata in tanti singoli interventi urbanistici, seppure in qualche modo coordinati dal pubblico.

Va ricordato che l’amministrazione comunale in carica aveva stabilito (rispetto all’originario Masterplan) di mantenere a sé, al patrimonio pubblico (e quindi fuori Ambito) sia le serre comunali (sede oggi di “Cesenatico Servizi srl”) sia il parco d’acqua di Atlantica. Stabilendo invece di inserire nella partita gli spazi attualmente presenti in piazza Marco Polo per realizzarvi eventuali volumi edilizi “compensativi” alle opere pubbliche.

 

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