Ristorante "Gessi": il Comune perde ancora

Rimini

CESENA. Braccio di ferro legale per quella che potrebbe essere definita la “madre di tutte le verande”: il Comune ha perso anche il secondo round. E, anche se ancora si deve valutare se ci sono le condizioni per fare un ulteriore ricorso, che comunque sarebbe l’ultimo possibile, si profila all’orizzonte un colpo di scena per il risarcimento.

Il sindaco Paolo Lucchi annuncia fin da ora che, in caso di sconfitta definitiva del Comune per la vicenda del ristorante “I Gessi”, verrà avviata «un’azione di rivalsa della sottoscrizione degli atti ritenuti illegittimi dal tribunale». Questa intenzione, comunicata in una lettera inviata ieri ai consiglieri comunali, e firmata anche dal vicesindaco Carlo Battistini e dall’assessore alle Politiche di qualificazione urbana Orazio Moretti, farebbe finire sulla graticola due personaggi di primo piano delle passate amministrazioni comunali: l’ex sindaco Giordano Conti e Dea Frani, dirigente del settore Patrimonio di Palazzo Albornoz. Furono infatti loro a mettere la firma sugli atti messi in discussione dai giudici. E a loro verrà chiesto di farsi carico del risarcimento che sarà fissato se non verranno ribaltate le prime due sentenze sfavorevoli che sono state pronunciate. Le pretese della società “Al Monte” sono pesanti: si parla di oltre 3 milioni di euro.

Intanto, ieri mattina la Corte di Appello di Bologna ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Cesena contro la decisione presa il 4 novembre 2013 dal tribunale di Forlì, che ha decretato la nullità del contratto di concessione stipulato il 21 agosto 2002 tra il Comune stesso e la società “Al Monte” per realizzare il ristorante “I Gessi”. In quella occasione era stato disposto un risarcimento a favore del privato, ma senza quantificarlo, ed anzi era stata respinta la provvisionale di 650 mila euro che era stata chiesta. Ieri, nel secondo grado di giudizio, è stata confermata quella sentenza, anche in questo caso senza fissare l’entità del risarcimento. Ora bisognerà attendere che vengano depositate le motivazioni e solo dopo averle esaminate si valuterà se ci sono le condizioni per giocarsi la carta della Cassazione.

Ma a fare ancora più rumore del verdetto finale potrebbe essere l’appendice prospettata da Lucchi, Battistini e Moretti, che non fanno tanti giri di parole: «Una cosa è però opportuno chiarire fin d’ora - hanno scritto ieri nella missiva indirizzata ai consiglieri comunali - In caso di conclusione negativa del percorso giudiziario, nessun onere finanziario verrà scaricato sui cesenati. Infatti, in caso di condanna definitiva, l’amministrazione comunale intende avviare una azione di rivalsa diretta nei confronti dei responsabili della sottoscrizione degli atti ritenuti illegittimi dal tribunale».

Al di là dei risvolti legali di questa specifica vicenda, resta un grosso punto interrogativo sulle responsabilità politiche di chi avallò un ampio ricorso alle “autorizzazioni temporanee”, finché la giurisprudenza ne assodò l’illegittimità. L’ex assessore all’Urbanistica e all’Edilizia, Giorgio Andreucci, quando uscì fuori il bubbone, si prese la responsabilità della prassi adottata. Lo fece non solo difendendone la legittimità giuridica, ma precisando che il primo compito di un amministratore locale era quello di dare una risposta alle esigenze dei cittadini e delle imprese e quei permessi provvisori erano lo strumento più efficace per farlo. Ora però i nodi sono venuti al pettine e forse sarebbe utile riflettere anche su quella presa di posizione.

 

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