Pirata "fregato" a Campiglio: convocazione in Procura

Rimini

CESENATICO. Continua l’indagine forlivese su Marco Pantani. La morte del Pirata qui non c’entra. Il procuratore capo Sergio Sottani infatti sta scandagliando un passato di 15 anni fa per arrivare a capire come mai vi fossero persone, legate agli ambienti della malavita, che avessero avuto precise rivelazioni mentre il Pirata era in testa al giro d’Italia: di scommettere contro allo scalatore di Cesenatico.

Pantani fu squalificato. Ematocrito alto. Le leggi del ciclismo a tutela della salute non gli permisero di finire la corsa. Proprio come a qualcuno era stato “soffiato” all’orecchio. Di quel periodo è stato chiamato ieri a parlare dai carabinieri della Pg della Procura di Forlì l’avvocato cesenate Roberto Manzo. Era lui che tutelava Marco Pantani all’epoca e che seguì quei momenti di alta tensione per la vita del Pirata. Gli stessi che piegarono il ciclista psicologicamente in maniera irreversibile: secondo la versione sempre data da parenti e famigliari.

Top secret il contenuto del colloquio tra il legale e gli inquirenti. C’è da scommettere che uno degli argomenti principe sia stato quanto pubblicato ieri dal Corriere. Articolo dove un sottufficiale dell’Arma mette nero su bianco i suoi sospetti. Il controllo antidoping annunciato alle squadre per le 6.30 del 5 giugno 1999 arrivò più tardi, dopo colazione. Il sottinteso qui è che i ciclisti fossero soliti aggirare i controlli con emodiluitori che avevano una finestra di 45 minuti. Facendo il controllo più tardi Pantani sarebbe incappato nel lieve eccesso di ematocrito che ne costò lo stop. Fregato: per la felicità della altre squadre (che stavano vincendo ben pochi premi in quel Giro) e, si disse poi e si indaga oggi, di coloro che scommisero contro al Pirata che quel Giro d’Italia stava stravincendo. I processi e le carte di quel periodo sono stati sicuramente ancora oggetto di dialogo ieri tra i carabinieri e l’avvocato Manzo. Molti testimoni di quel controllo non sono nemmeno più in vita. Il tentativo, non facile, è far tornare i conti di un’inchiesta postuma che si basa sulle dichiarazioni già rese da Renato Vallanzasca, ex re della malavita milanese: «Nel maggio 1999 all’interno del carcere, fui avvicinato più volte da una persona che mi invitò a scommettere contro Pantani».

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