Cesena depredato: si va dal giudice

Cesena

CESENA. False fatture e violazioni delle leggi fiscali per distrarre fondi dal Cesena Calcio. La prima trance del processo per la vecchia gestione dell’Ac Cesena andrà in aula davanti al giudice per le indagini preliminari il prossimo 10 aprile.

Si è chiusa con la fissazione della data per l’udienza di rinvio al giudizio quella che, a questo punto, resta l’unica già a termine delle inchieste sulla gestione dell’Ac Cesena tra il 2008 ed il 2013. Delle 4 persone che erano iscritte sul registro degli indagati solo 3 andranno davanti al Gip. Le accuse sono riferite al depauperamento di fondi dal Cesena Calcio in direzione di “Cesena 1940”: società “controllante” che formalmente gestiva un certo numero di servizi per il Cesena ma che per le accuse serviva solo per far uscire soldi dalle casse. Nel mirino in questa parte d’investigazione chiusa sono finiti gli affitti di 4 appartamenti di Gatteo che il Cesena aveva formalizzato.

Dovranno sostenere l’udienza per capire se verranno rinviati o meno a giudizio Igor Campedelli, ex vertice della società calcistica, Maurizio Marin, n° 1 della controllante “Cesena 1940” e Potito Trovato che tramite una delle sue società riceveva parte delle fatturazioni evidenziate col pennarello rosso.

I reati contestati sono legati a fatture che venivano emesse, tramite le quali i soldi uscivano dal Cesena per confluire in altre società e poi “sparire”. Fatture con le quali poi c’era anche un “recupero” d’imposta. Nel dettaglio Trovato per la Procura ha a suo carico false fatturazioni “ricevute” da una sua società (la Villa Turi) per l’affitto del Cesena di 4 appartamenti a Gatteo. Campedelli qui, è al vaglio per l’esatto opposto: cioè aver emesso quelle fatture per operazioni fittizie o inesistenti.

Manutenzioni ordinarie d’affitto appartamenti avevano acceso tra Campedelli e Trovato un giro di fatture da 600 mila euro. Si tratta, nel dettaglio, di reati fiscali che hanno una legge speciale a loro cura. Assorbono in sè anche il reato di truffa e contemplano pene finali, in caso di condanna, oscillanti tra l’anno e mezzo ed i 6 anni di reclusione nell’ipotesi di aver tratto un indebito profitto da queste fatture.

Campedelli è indagato anche perché protagonista delle fatture emesse verso la Cesena 1940. Qui entra in gioco Marin: che come legale rappresentante di questa società è indagato per false fatturazioni che si aggirano sui 326 mila euro. Nell’interezza, però, l’indagine ha evidenziato come la Cesena 1940 abbia ricevuto dal Cesena Calcio (nel periodo in esame) pagamenti per 3 milioni e 500 mila euro. Per servizi resi (marketing, uffici stampa, manutenzioni, lavori di segreteria ed ufficio...) che non sarebbero accostabili ad uscite simili di soldi dal bilancio del Cesena. Il motivo? A compiere gran parte di questi servizi erano gli stessi dipendenti del Cesena. Fatti “confluire” ad arte in “Cesena 1940”. Ovvero: lavoravano le stesse persone di prima e il Cesena “pagava” alla “1940” servizi che già aveva in casa.

Campedelli, per queste “uscite” deve rispondere per una cifra di 3 milioni e mezzo. I 3 milioni e 200 mila euro circa di differenza da quanto in esame per Marin sono costituiti dal periodo in cui Cesena 1940 era riferibile a Sergio Aletti: ex vice presidente del Cesena, deceduto e non indagabile penalmente.

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