Porto canale, per il dragaggio servono 4,5 milioni

Rimini

CESENATICO. Il dragaggio del porto che è stato caldeggiato dall’Autorità marittima è ancora in alto mare. Sebbene ci si provi, manca quanto serve a coprire le spese, gonfiate dai costi esosi di trasporto, compattamento e smaltimento in discariche autorizzate del materiale ripescato.

 

Il calcolo di quanta sabbia e fango servirebbe togliere dal fondale dell’intera asta del porto canale è all’incirca di 100mila metri cubi. Per farlo e per smaltire tale quantità in appositi siti servirebbe poter contare su 4 milioni e mezzo di euro. Una cifra ingente, che difficilmente al momento e per intero potrebbe venire dalla Regione Emilia-Romagna.

In alcuni punti la batimetria, la profondità del fondale nel porto canale, come segnalato dal tenente di vascello Stefano Luciani è prossima a essere di appena un metro. Bassissima. E i bassi fondali rappresentano una doppia insidia: un pericolo per barche e pescherecci in manovra che possono finire per incagliarsi e arenarsi nel porto come accaduto più volte, prima che un paio di anni fa fosse dragata l’imboccatura del porto fino alle Porte Vinciane; un porto insabbiato o ridotto di profondità ha minore capienza e capacità d’acqua. Quindi può essere di ostacolo al normale deflusso dell’acqua verso il mare, specie quella proveniente dall’entroterra.

Un quinquennio fa si procedette con il dragaggio della vecchia Darsena, mentre due anni fa si è cercato, con le scarse risorse in cassa, e ributtando il materiale dragato in mare, a scavare all’imboccatura del porto.

Ora il proposito dell’amministrazione comunale sarebbe quello di ripulire e dragare una volta per tutte l’intera asta del porto dai sedimenti. Una necessità impellente all’indomani dell’esondazione di mare di settembre con la comunicazione del comandante del porto.

Nei giorni scorsi c’è stato un vertice tra Comune, Regione e Arpa che avrebbe preso in esame anche l’argomento. L’assessore ai lavori pubblici, Antonio Tavani, così come aveva fatto in consiglio comunale, non fa mistero delle difficoltà di ordine economico. «Tutto è desolatamente fermo a due anni fa - si rammarica -. Servirebbe dragare il porto per almeno un metro. Asportare 100mila metri cubi di materiale circa. La discarica di Ravenna dove stoccare è stata chiusa. Ci siamo rivolti a Sogliano che ci ha chiesto 107 euro a metro cubo. Ci servirebbero 4,5 milioni di euro, ma la Regione non è in grado di sostenere la spesa anche per le emergenze cui è chiamata a far fronte dal terremoto al dissesto idrogeologico».

E quindi? «Dovremo obbligatoriamente dar corso a nuovi carotaggi del sedimento. All’analisi della composizione chimico-fisica della sabbia da dragare. Se si constaterà che il materiale è composto per la maggior parte (70-80%) di sabbia si potrà portarla al largo, a 10 miglia. Come risulterebbe essere stato fatto altrove».

Una soluzione dovuta anche al fatto che le risorse che si dispongono sarebbero assottigliate a circa 250mila euro. Di qui la soluzione ipotizzata anche dall’assessore Tavani di procedere a piccoli passi, per fronteggiare l’emergenza, andando a riprendere il dragaggio del porto che si era lasciato un paio di anni fa, dalle Porte vinciane fino alla confluenza con la Vena Mazzarini (altra zona dove il fondale è bassissimo, praticamente annullato) e alla vecchia Darsena. Un tratto di 200 metri, contiguo al mare, maggiormente interessato alla movimentazione di barche e pescherecci.

 

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