Dalle lamentele si passa alle denunce

Rimini

CESENA. I malesseri per le problematiche legate alla scomparsa dei tribunali a Cesena adesso sfociano anche in denunce. Come gli avvocati cesenati avevano abbondantemente previsto durante la protesta per l’accorpamento delle sedi di giustizia a palazzo comunale di Forlì, l’aver sommato i dipendenti di cancelleria dei due poli provinciali non ha affatto migliorato le tempistiche legate alle documentazioni e quindi ai processi.

 

Il concomitante inizio del processo telematico, che in questa fase embrionale sconta ancora molte perplessità sia tra gli addetti di cancelleria che tra i legali, ha dato ancor più forza una situazione che adesso diventa esplosiva.

Si era accennato già in passato di come per i depositi dei materiali ed il reperimento dei decreti ingiuntivi e delle sentenze vi fossero molti più problemi che in passato. Recentemente è stato discusso anche come una fetta di sentenze cesenati sia finita (con quel tocco tutto italiano di provvisorietà che sa tanto di definitivo) in un capannone ex pollaio, con la conseguenza che alcuni processi in Corte d’Appello sono stati rinviati perché il fascicolo da mettere a disposizione del giudice non si è trovato.

Adesso la stessa Procura di Forlì, dopo una denuncia sporta da un avvocato, sta indagando per “interruzione di pubblico servizio” per il caso di un documento irripetibile (una memoria difensiva in una causa di cui si discute per un contenzioso da circa 50 mila euro) che non è stato accettato dalle cancellerie perché arrivato “fuori tempo massimo”.

In passato, quando esisteva ancora il tribunale a Cesena, di storie simili non se ne sentivano proprio e la fluidità della giustizia, pur nella sua atavica a italica lentezza, non era mai messa in discussione. Dopo alcune vibranti lamentele da parte di avvocati sia di Cesena che di Forlì piovute a vari livelli di vertice del palazzo di giustizia (anche in Procura) la goccia che ha fatto traboccare il vaso risale ad alcuni giorni fa. Un avvocato, dovendo depositare un atto irripetibile ed in scadenza di termini, si è “messo in fila” davanti alla cancelleria preposta poco prima delle 10. Le porte chiudevano alle 13. La fila all’esterno però era evidentemente tanta. Al punto che l’avvocato, è arrivata davanti ai cancellieri addetti al ritiro ed al deposito degli atti alle 13.04.

«Computer spento, niente da fare» è quanto si è sentita dire l’avvocato. Inutili le proteste. Inutile anche il tentativo di coinvolgimento dei vertici di Tribunale e delle cancellerie. Chi invece ha chiesto subito lumi sull’accaduto è stata la Procura. La cancelleria però è stata irremovibile nel non voler accettare quell’atto.

Nel dibattito che ne è scaturito nei corridoi (dai toni non sempre tranquilli, per forza di cose) è emersa ancora una volta nella sua drammaticità la situazione di molti presidi di cancelleria. Che per carenza di disponibilità orarie rispetto al passato (e raddoppio di mole di lavoro) vede gli avvocati doversi mettere in “pre lista” ancor prima che il Tribunale apra per poi sperare di avere accesso agli uffici in tempo utile.

La rigidità dei tempi di deposito, a fronte di tre ore di fila fatta e di 4 minuti di differenza rispetto all’orario affisso sulla porta, sarà ora esaminata dagli organi di giustizia. Nessun tribunale lamenta problematiche simili. Di certo non in Romagna. L’avvocato rimasta esclusa ha deciso di depositare immediatamente denuncia per l’accaduto. Un fascicolo d’inchiesta con l’ipotesi di interruzione di pubblico servizio è già stato aperto ed è al vaglio.

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