«Macfrut, trasferimento incomprensibile»

Rimini

CESENA. Si apre una crepa in quello che finora, nelle file della maggioranza di centrosinistra, è sembrato un monolite di voci favorevoli allo spostamento del Macfrut da Cesena a Bologna. Ad uscire dal coro è Piero Gallina, ex sindaco di Cesena ed ex presidente della Provincia. Lo fa con il consueto sarcasmo: «Con l’età - scrive in una pungente lettera aperta - i miei neuroni rallentano e di conseguenza l’intelligenza è meno acuta, per cui non capisco l’operazione trasferimento. Debbo dire però che la quasi totalità dell’opinione pubblica cesenate è nella mia situazione pur comprendendo molti giovani. A Cesena credo che si contino sulle dita di una mano le intelligenze così acute da capire il trasferimento».

E’ una presa di posizione molto chiara, che ha un peso non indifferente, sia per l’autorevolezza e l’esperienza politica-amministrativa di chi la esprime, sia perché non può essere tacciata di ostilità per ragioni di appartenenza partitica. Gallina è infatti senza ombra di dubbio un esponente di primo piano del centrosinistra e non ha mai fatto mancare il suo appoggio al sindaco Paolo Lucchi.

Però si chiede che senso abbia privare della sua perla quella che è una «fiera con un bilancio positivo, forse l’unica in Italia» ed in più «negli ultimi 10 anni ha investito nell’immobile di Pievesestina 4 milioni di euro e lo scorso anno ha distribuito utili ai soci».

Gallina attribuisce buona parte del merito di questa solidità allo storico timoniere di Cesena Fiera: «Dunque Domenico Scarpellini “ad Midren”, soprannome storico della famiglia, ha lasciato Cesena Fiera. Credo sia doveroso un plauso corale per i suoi lunghi anni di presidenza. Lascia un Macfrut di livello internazionale: fra le prime a livello mondiale. Frutto di un impegno ricco di visioni strategiche e di relazioni personali estesissime, derivanti dai lunghi anni di frequentazione del mondo agroindustriale, fin da quando era direttore del Consorzio Agrario. E, a differenza di tanti, lasciato coi bilanci a posto. Spero, per la città e la sua economia, che continui l’impegno nel mercato ortofrutticolo, oggi secondo solo a Bologna e vicino al milione di quintali annui. Con le innovazioni introdotte attraverso le “piattaforme”, nel giro di qualche anno si potrebbe raggiungere se non superare Bologna». Quella Bologna dove Macfrut sembra destinato ad emigrare fin dal 2015. Ma Gallina non si rassegna a questo scenario, ricordando che la grande manifestazione internazionale dedicata all’ortofrutta ha a Cesena, terra agricola per eccellenza, la sua casa naturale. E tra l’altro assicura da sola circa tre quarti delle entrate che hanno reso finanziariamente così florida la fiera di Cesena, a differenza del colosso bolognese, che è gravato dai debiti.

 

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