La giustizia cesenate è finita nel pollaio

Rimini

CESENA. Tanto tuonò che piovve. Lo spettro che più volte aleggiava all’epoca delle proteste degli avvocati per la chiusura dei tribunali a Cesena ora è realtà. I processi si sono bloccati e non c’è nemmeno una soluzione all’orizzonte. Al punto che gli addetti ai lavori a cui sono state chieste informazioni hanno liquidato i tempi di risoluzione della problematica con un titubante “... Il Comune ci sta guardando”. C’è un certo numero di processi che ora giace inerme e chi avrebbe diritto di ottenere giustizia non può averla.

Stiamo parlando di un congruo numero di cause (segnalate dagli avvocati di Cesena) che non può procedere in Corte d’Appello e trovare una conclusione. Perché non ci sono i fascicoli a disposizione. Facciamo un passo indietro.

Il Tribunale di Cesena chiude e vengono organizzate le operazioni d trasbordo dei fascicoli in direzione Forlì dove devono restare a disposizione di chiunque ne abbia necessità.

I fascicoli più recenti di datazione vengono collocati in un luogo abbastanza fruibile ed ordinati in maniera tale che si possano trovare in maniera relativamente veloce. Ma la mole è gigantesca: si tenga conto che nel diritto Civile la media della parola “veloce” significa 5 anni d’attesa per una sentenza. Aspettando che il Comune di Forlì renda fruibile uno spazio idoneo, per questi fascicoli, si trova una collocazione provvisoria.

Si tratta di un capannone dismesso, che prima ospitava... un pollaio.

Ora serve usare un po’ di immaginazione. Perché per motivi di sicurezza, la location esatta non va divulgata e quindi non possiamo mostrare la foto. Pensate ad uno dei capannoni (ce ne sono molti nelle nostre campagne) che per tanti anni hanno ospitato le vecchie “batterie” di polli da allevamento. Qui sono arrivati i fascicoli processuali delle sentenze di primo grado. Sono stati impilati su dei pallet per evitare almeno che toccassero terra e sono stati lasciati li. Ora, il luogo non è idoneo nemmeno dal punto di vista igienico. Impossibile poi, anche per un archivista esperto, arrivare a recuperare un fascicolo visto che il tutto non è stato ordinato in maniera schematica. Doveva trattarsi di una collocazione super temporanea. Invece, come spesso accade in Italia, il “temporaneo” diventa fisso o quasi. Per ora infatti non c’è una data certa di trasferimento di questi faldoni in un locale che sia veramente un archivio.

Il risultato finale è allucinante. Le cause di primo grado che devono approdare all’Appello a Bologna, almeno per quelle archiviate nel pollaio, non possono svolgersi. Motivo: quando viene fissato il processo (è capitato già più volte in questi giorni) avvocati e giudici si trovano in aula ma il procedimento viene rinviato subito. Perché non c’è a disposizione il fascicolo processuale di 1° grado da esaminare e non si sa quando si sarà in grado di recuperarlo e metterlo a disposizione del giudice di 2° grado.

Il tutto riguarda esclusivamente i fascicoli del tribunale chiuso a Cesena.

Esempio per spiegare: io sono il privato cittadino o l’imprenditore X. In primo grado ho vinto una causa e devo essere risarcito dal cittadino o imprenditore Y di 30 mila euro. C’è il processo d’Appello che deve chiudere il cerchio della giustizia. Ma il processo non si celebra. Tutto resta fissato... a data da destinarsi. Chiunque potrebbe trovarsi nella situazione del cittadino X o Y. Ad ora la soluzione migliore a disposizione è che il proprio avvocato, mettendosi a repentaglio anche dal punto di vista igienico e dotandosi di una buona dose di fortuna, si renda disponibile a recarsi in un pollaio. Per ritrovare il succo della causa da discutere, sepolta in un oblio da quarto mondo.

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