Tonina Pantani sotto assedio picchia un fotografo

Rimini

CESENATICO. Tonina Pantani lancia strali su Facebook. Calci e borsate ai fotografi invece li assesta nella vita reale. Nello specifico la baruffa è stata due giorni fa al cimitero quando la donna, che si sentiva «braccata», ha preso a calci e borsate un fotografo del Corriere della Sera che ha annunciato: la denuncio.

«Ho preso 4-5 calci nei reni – ha detto Stefano Cavicchi, il reporter – e borsate in faccia. Sono trent’anni che faccio questo mestiere e non mi era mai capitato un fatto simile. Pensare che ho iniziato a lavorare in via Solferino quando c’erano le Brigate Rosse...». Nella baruffa al fotografo è caduto un obiettivo che si è rotto. «Cercavamo una sua dichiarazione, la situazione sembrava tranquilla, poi è precipitata. La denuncia? Appena successo stavo andando dai carabinieri di Cesenatico per farla poi mi hanno dirottato in un altro lavoro; ora (mercoledì pomeriggio, ndr) sono stato al Fatebenefratelli di Milano per farmi visitare. Mi hanno dato 15 giorni di prognosi per trauma cranio-facciale, edema della guancia e zigomo sinistro. Appena uscito dall’ospedale andrò dai carabinieri di via Moscova a Milano per la denuncia». E c’è materiale su cui lavorare visto che il fatto è avvenuto mentre le telecamere riprendevano la scena, immagini che, da quanto trapelato, sono già state richieste dai Carabinieri.

Che la riapertura del caso Pantani scatenasse la reazione di tutta la stampa era inevitabile. Tonina Pantani ha commentato le ultime giornate su facebook dove ha detto di sentirsi «braccata», per questo ha preso a calci e a borsate i fotografi. «Io capisco tutto, ma non toglietemi la mia libertà che divento cattiva. Giornalisti e Tv che non ti lasciano vivere, li vedi da tutte le parti davanti a casa, al museo, ma non accetto che mi corrano dietro al cimitero, vergognatevi! Martedì ho rischiato l’infarto […] Ho fatto un saluto a Marco veloce per la paura che arrivassero e mentre Paolo sistemava sono entrata in chiesa per nascondermi ma sono venuti pure lì, mi sono sentita braccata da persone che mi riprendevano, non ci ho visto più, la mia reazione è stata quella prima di parlare. Hanno continuato a riprendermi e io ho incominciato a prenderli a calci e borsate. Sapevo fosse non facile riaprendo il caso, pensavo di dover fare una lunga salita, ma non scalare una montagna. Ne ho sentite di tutte e di più, accetto le critiche, ma non offendere le persone che non ci sono più. Chiedo più rispetto».

 

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui