«E' voluto andare da suo figlio»

Rimini

CESENA. A 13 mesi dalla morte del giovane figlio Lorenzo e a poco più di un mese dalla prima messa in per ricordarlo, parenti, amici e colleghi si sono stretti di nuovo attorno alla moglie Roberta ed al figlio maggiore Andrea, nella piccola chiesa di San Mauro in Valle, per dare l'ultimo saluto al sostituto commissario Gianfranco Cococcia.

E’ stato un abbraccio lungo e commosso quello dato ieri mattina dai tanti che hanno preso parte alla funzione, durante cui sono state proiettate sul telo bianco dell’altare le foto di famiglia. Quelle di Gianfranco abbracciato alla moglie Roberta, di lui con i suoi due amati figli e di tutti quattro insieme.

C’erano anche diverse autorità: il sindaco Paolo Lucchi, il questore di Forlì-Cesena Salvatore Sanna, il prefetto Erminia Rosa Cesari ed Oreste Capocasa, questore di Modena che in passato aveva condotto fianco a fianco con Cococcia le indagini su mamma Ebe. Ma soprattutto c’erano tanti colleghi, alcuni in uniforme ed altri in borghese, che si sono stretti attorno alla moglie e collega Roberta, al figlio Andrea, alla madre ed ai fratelli di Gianfranco, nuovamente tornati a Cesena da Roma per un lutto straziante. Numerosi, poi, gli amici di Lorenzo e i frequentatori della palestra di arti marziali, dove sia lui che il padre si allenavano.

Proprio dopo essere tornato da un allenamento, che Gianfranco faceva in memoria del figlio Lorenzo, è arrivato l’infarto fatale.

Don Guido Rossi ha invocato l’amore di Dio, «essendo tanti i perché che urlano nei nostri cuori e non trovano adeguata risposta, senza che vi siano umane parole di conforto per questa morte prematura». Si è poi scusato con Roberta, con Andrea e con tutti i presenti, spiegando che aveva messo per iscritto le parole e le avrebbe lette «per vincere la forte emozione del momento». Ma spesso, durante la lettura, si è dovuto fermate, sopraffatto dall’emozione. «Ho tanti ricordi di affetto per Gianfranco - ha detto don Guido - La morte suscita dubbi atroci e scuote la nostra fede, ma non deve essere l’ultima parola della nostra vita. La parola di Dio ci assicura che nulla di quanto Gianfranco ha vissuto su questa terra, nulla di bello, di grande, di buono andrà perduto. Ci sei stato di grande esempio, anche nella morte di Lollo, esempio di umanità, di generosità in casa, nel delicato lavoro che svolgevi con grande professionalità e con gli amici. Hai dimostrato un grande spirito di servizio e ti piaceva essere vicino alle persone. Mercoledì sera, tu caro Gianfranco, sei andato in cielo ad occupare quel posto che Dio ha preparato per te e con questa certezza ti saluto. In cielo abbraccia e bacia Lollo per ciascuno di noi. Questa morte ha scosso la nostra fede, ha rubato a Gianfranco la vita, la gioia e la sazietà di lunghi giorni. Ma contemplando il tuo volto nella bara, mi sembrava di vedere una persona attratta da uno spettacolo gioioso, una faccia serena, seppure nella morte».

Ha quindi preso la parola il figlio Andrea, che ha letto un bellissimo ricordo del padre: «Per decifrare mio padre non mi basterebbe una vita, per elencare tutte le sue qualità. Era un figlio, un fratello esemplare, che nonostante i chilometri di lontananza mai dimenticava di andare a trovare la nonna e gli zii. Un marito, un papà, un suocero fantastico, perché per me, mia madre, mio fratello si è fatto sempre in quattro, senza mai risparmiarsi. Mi ha insegnato tutto, il valore della vita, il rispetto, il senso del dovere, che nella vita si può sbagliare ma che dagli errori si può imparare. Che la vita è dura ma bisogna viverla giorno per giorno a testa alta, senza mollare. Avevo ancora tanto da imparare e se divento un quarto di quanto era il mio papà sarò più che contento. Per voi era un capo, un collega, un superiore che svolgeva al massimo il suo lavoro, un punto di riferimento, un faro per tutti. Concludo leggendo alcune righe che un collega, uno zio acquisto ha scritto: a Gianfranco, perché con lui è andato via un pezzo della mia vita. Un fratello che mi ha insegnato tutti trucchi del mestiere e mi ha accolto nella sua famiglia nei momenti di solitudine. Amico-nemico di tante battaglie sindacali, ciao Gianfranco, ciao giaguaro, ciao papà!».

Le ultime parole commosse sono state della moglie Roberta, che si è rivolta al figlio Andrea per primo: «Mi si strugge il cuore a vedere il dolore di nostro figlio. Amore mio la nostra vita insieme sarà ancora molto lunga, io e te, e se papà ti ha insegnato io continuerò a farlo e ti prometto che diventerai come lui. Amore mio, non puoi sbagliare ad aver avuto un padre come Gianfranco». Poi, rivolgendosi alle persone presenti, ha detto: «Gianfranco non si aspettava così tanto amore ed affetto, quando è morto il nostro Lorenzo. Oggi sono 13 mesi che nostro figlio non c’è più e proprio oggi noi ti seppelliamo. Non ho bisogno di coraggio, perché di coraggio ne ho da vendere, ma spero di avere la forza». Roberta ha anche raccontato gli ultimi minuti di vita di Gianfranco: «Mercoledì era andato in palestra e dopo una piccola corsa ha detto che non ce la faceva. Si è seduto davanti alla foto di nostro figlio e l’amico che era con lui gli ha chiesto se voleva andare al pronto soccorso. Lui ha risposto “ho chiamato Roberta, che mi viene a prendere”. Ma poi gli ha chiesto di portarlo a casa. Durante il tragitto l’amico insisteva per accompagnarlo al pronto soccorso, ma Gianfranco ha detto: “Portami a casa da Robbè”. Difronte a queste parole imperative, lui lo ha accompagnato a casa. Qui ha misurato la pressione, ha controllato come stava e mentre io stavo facendo altro pare che lo abbia sentito dire: “Uno di qua ed uno di là. Uno per uno”. Io, però, non ho sentito queste parole. E quando è stato comodo, ha ceduto e gli è scoppiato il cuore, ha voluto andare da suo figlio. Era quindi proprio un suo volere. Lui di là con Lorenzo ed io di qua con questo ragazzo».

Terminata la funzione, la bara all'uscita è stata saluta ufficialmente dai colleghi in uniforme ed accompagnata al cimitero di San Vittore, dove Gianfranco è stato sepolto accanto al suo amato Lollo.

 

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