Da Vinci: sigilli all'interno dell'hotel

Rimini

CESENATICO. Grand Hotel Da Vinci ed accordo di programma per la realizzazione dei lavori. La Procura, dopo sei mesi di primo esame dei documenti e degli esposti a disposizione, ha mosso in direzione di Cesenatico. Gli uomini della Pg del Corpo Forestale dello Stato hanno diviso in due la giornata di lavoro rivierasca.

 

Mattina di blitz in Comune, pomeriggio di sopralluogo direttamente in hotel.

La mattinata è stata spesa principalmente negli uffici dell’Urbanistica. Dove gli ufficiali di polizia giudiziaria (che sono coordinati dal pm Filippo Santangelo) hanno messo sotto sequestro tutta la documentazione sull’accordo di programma per la realizzazione dell’albergo. Fin dall’epoca dell’amministrazione Panzavolta Regione, Provincia e Comune avevano siglato un patto per trovare risorse (nel mondo privato) e risistemare l’ex colonia veronese trasformandola in un gioiello per la città e ricevendo in cambio beni e servizi fruibili dalla collettività. Con l’amministrazione Buda la costruzione del’hotel ha subito un’accelerazione notevole. L’accordo, che contemplava anche la sistemazione e rivendita delle villette liberty poste a fianco della colonia, è stato al centro del mirino della Forestale così come tutti i carteggi sulle autorizzazioni che di mano sono state erogate per portare avanti i lavori al punto a cui sono oggi.

Il tutto era stato oggetto di esposti, che paventavano possibilità di abusi e tempistiche di lavoro “impossibili” tra permesso di costruire ed effettivo avanzamento dei cantieri.

Progetti alla mano, gli uomini della Forestale si sono nel pomeriggio spostati all’interno dell’albergo, dove hanno posto sigilli di tipo probatorio a numerose parti dell’hotel, alla presenza dell’avvocato della proprietà Massimiliano Nicolai.

Sono state eseguite misurazioni e fatti raffronti. Inoltre sono state scattate centinaia di fotografie che serviranno a dar corpo alle accuse a cui la Procura pensa.

Le ipotesi accusatorie riguardano naturalmente le leggi sull’edilizia e presumibili abusi. Non a caso i sigilli ed i controlli sono stati fatti in maniera principale alle parti di struttura (protetta dalla sovrintendenza) oggetto di demolizioni e ricostruzione. Poi, per la parte che riguarda i permessi e quindi il Comune, le tesi sono di falso in atto pubblico e di abuso d’ufficio. Il tutto a carico di almeno 5 persone (ad ora) distribuite tra proprietà, progettazione lavori, esecuzione degli stessi e amministrazione pubblica.

Ad ora, chi meno di tutte pare aver sofferto il colpo della svolta d’indagine (che era comunque attesa) è la proprietà del Da Vinci. L’albergo, infatti, malgrado il blitz ed i sigilli, può continuare a svolgere il suo lavoro: cosa non da poco vista la stagione estiva che incalza. Inoltre la proprietà ritiene in cuor suo di aver eseguito i lavori così come da permessi ottenuti: e se qualcuno tra tecnici ed amministratori dovesse aver sbagliato non è escluso che possa esservi maniera di rimediare in corsa a quanto già costruito.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui