Assalti, mazze e razzi: daspo a 36 ultras

Rimini

CESENA. Almeno 36 daspo in arrivo per altrettanti ultras spezzini e sequestro di mazze e razzi con relativa denuncia. Il bollettino è di quelli che vanno oltre il risultato blindato dal triplice fischio allo stadio “Manuzzi”, al termine della partita giocata due sere fa.

La presenza di teste calde ben poco interessate a quello che accadeva sul manto verde si era già vista prima dell’inizio del match tra Cesena e Spezia, quando 36 tifosi hanno parcheggiato in un’area imboscata del Montefiore e poi, dopo che alcuni si sono coperti il volto, si sono fatti notare usando fumogeni e lanciando razzi vietati. E non è mancata la classica sassaiola, condita con lanci di bottiglie contro gli agenti del reparto mobile della Polizia, che li fronteggiavano. Un poliziotto ha subìto un’escoriazione, ma gli ultras, che erano anche in evidente inferiorità, sono stati ricondotti all’ordine e perquisiti prima dell’ingresso in curva.

Dopo i 90 minuti di gioco discutibile sul versante bianconero, culminato in un’amara sconfitta, ci sono stata altri momenti roventi all’uscita della partita, quando la tensione è tornata ad alzarsi. La solita trentina di scalmanati ha pensato di sfilarsi le cinghie e stringerle in pugno per poi provare a scavalcare le barriere ed aggredire la tifoseria cesenate. E’ stata necessaria una carica degli agenti per stemperare gli animi e riportare la situazione sotto controllo.

Sono stati perquisiti anche i pullman con cui i tifosi ospiti sono venuti in Romagna ed è spuntata la Santa Barbara del teppista: mazze in legno, tubi innocenti e razzi proibiti in questo tipo di manifestazioni. La spiegazione dei tifosi è stata semplice: «Pensavamo di usarli per le bandiere». Una risposta di comodo, che non è servita ad evitare le identificazioni ed almeno 36 daspo per chi è giunto in Romagna con intenti tutt’altro che pacifici o sportivi.

E’ scattata una denuncia contro ignoti per possesso di oggetti atti ad offendere. Un primo passo che prelude all’identificazione vera e propria di chi era sopra quel bus.

La frangia degli attivisti a volto coperto è nota anche a quella parte di tifoseria ospite che invece è interessata alla partita; anche loro hanno preso le distanze dai più violenti

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