Quota 100, in Romagna 1.200 richieste
Da considerare anche la potenziale emergenza alla quale si potrebbe dover far fronte ad esempio nella scuola, uno dei settori nei quali la percentuale di richieste di pensionamento è piuttosto elevato.
I numeri
In Romagna le domande arrivate all’Istituto nazionale di previdenza sono, secondo le ultime cifre diffuse, 1.230. Nel dettaglio: 463 nella provincia di Forlì-Cesena, 374 a Ravenna e 363 a Rimini. Nel resto della regione le domande di pensionamento con Quota 100 sono state 1.125 a Bologna, 750 a Modena, 542 a Reggio Emilia, 424 a Parma, 385 a Ferrara e 223 a Piacenza. Numeri significativi ma comunque molto lontani da quelli record di Roma, con 5.203, Napoli (3.296) e Milano (2.63), Palermo (1.997), Torino (1.881), Bari (1.742) e Catania (1.717).
La scuola
Un problema, si diceva, potrebbe doverlo affrontare il sistema scolastico regionale. A Bologna, nell’ambito di 100, le domande sono state 240 di cui 193 in quota agli insegnanti, 42 ata (persona tecnico amministrativo) e 5 docenti di religione. Nel complesso, in Emilia-Romagna, ad aver presentato domanda per far suonare l’ultima campanella ci sono 948 docenti ai quali vanno aggiunti 223 ata, 13 insegnanti di religione e tre educatori. In tutto, 1.187 lavoratori. In Romagna a Forlì sono 137, a Rimini 95 (81 prof e 14 ata) e a Ravenna 115 (94 prof e 19 ata).
I dubbi
«Come Cisl apprezziamo questa novità di legge ma insieme agli altri sindacati stiamo chiedendo al Governo delle modifiche ed integrazioni perché così come è scritto, è un intervento zoppo - ragiona il neo segretario generale della Cisl Romagna, Francesco Marinelli -. Anzitutto Quota 100 non ha modificato la legge Fornero, che è quello che noi sindacati sosteniamo, infatti il numero dei possibili nuovi pensionamenti è limitato perché la legge è finanziata solo per tre anni ed inoltre per la pensione anticipata non è stata abbassata la contribuzione minima a 41 anni».
L’errore che il Governo sta commettendo, secondo Cisl Romagna, «è quello di non avere un piano organico: infatti non si può intervenire solo sulle pensioni senza farlo anche sugli investimenti per la crescita del Paese perché in questo modo avremo solo delle uscite di lavoratori, ma non ci saranno le nuove assunzioni per sostituirli». La Cisl Romagna indica una via. «Bisogna riaprire i cantieri già finanziati che sono stati chiusi, utilizzare i 42,7 miliardi di euro di finanziamenti europei che rischiamo di perdere se non utilizzati entro il 2020 - ragiona Marinelli -, e a livello locale intervenire sulla riapertura totale della E45, procedere con il finanziamento dell’hub portuale, potenziare il trasporto ferroviario da Bologna a Ravenna e Rimini e che il Governo riveda le sue scelte sulla questione energetica, la cosiddetta oil&gas, che in Romagna rischiano di far perdere il lavoro a 4mila persone». g.b.