Nome dialettale di Cesena: via al voto anche col Corriere Romagna

Cesena

CESENA. Qual è il nome dialettale di Cesena? Ceséna? Cisàina? Ciséna? Zisaina? Ziseina? Ziséna? Zisoina? Zizéina? I cittadini avranno otto giorni di tempo, a partire da oggi, per dire in quale di queste otto versioni, nessuna delle quali campata per aria, si riconoscono. Fino a poche ore prima della chiusura delle segnalazioni delle differenti varianti ce n’erano sei in lizza, ma in extremis se ne sono aggiunte altre due.

L’insolito “referendum” per stabilire quale sia la preferita è stato voluto dall’amministrazione comunale e nasce dall’esigenza di decidere quale incisione fare su una fioriera del rinnovato quarto lato di piazza del Popolo, dove si è deciso di riportare il nome della città in lingua italiana, latina e romagnola.

La consultazione è aperta a tutti i residenti nel comune che abbiano compiuto 16 anni. Si può votare sul sito web del Comune oppure compilare il coupon pubblicato qui sul giornale e depositarlo in un’urna collocata all’ufficio Iat, sotto il loggiato comunale, aperto dal lunedì a sabato dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18, e la domenica e nei giorni festivi dalle 9.30 alle 12.30. Le operazioni di voto si protrarranno da oggi fino alle ore 18 di venerdì 8 marzo.

Da due varianti a otto

«Eravamo partiti dalla coppia Ciséna-Cisaina - ricorda il sindaco Paolo Lucchi - e in pochi giorni le forme dialettali del toponimo Cesena sono diventate addirittura 8. È bello che in questi giorni si sia riacceso un dibattito sul nostro dialetto: è il segno di una comunità vivace, proiettata verso il futuro ma anche orgogliosa delle proprie radici». Quello che sta accadendo ricorda inoltre che «non vi è un dialetto cesenate puro. Tanti di noi, almeno una volta, si sono sentiti di identificare la provenienza del proprio interlocutore da una delle 60 frazioni cittadine, commentando l’apertura o la chiusura di una vocale. Per non dire, naturalmente, del riconoscimento quasi a distanza di un ravennate o di un riminese».

Il riscatto del dialetto

C’è anche chi obietta che ci sono temi più importanti su cui concentrarsi, ma Lucchi evidenzia che «con la triplice iscrizione prevista sul quarto lato lasceremo un segno in quella piazza del Popolo che sempre più è il biglietto da visita del nostro centro storico ed era doveroso dedicarvi la massima condivisione. Anche dopo il voto ognuno continuerà a pronunciare "Cesena" in dialetto a modo suo, ma almeno avremo individuato una forma accettata da un numero significativo di noi, stoppando sul nascere ogni recriminazione. E magari avremo anche riportato un po’ di dialetto nelle nostre famiglie, perché, come ci hanno ricordato Raoul Casadei ed Ivano Marescotti domenica scorsa a “Sono Romagnolo”, il dialetto ormai è un modo di esprimersi comune a pochi, mentre sempre più spesso troppi si limitano ad un “lo capisco ma non lo parlo” che nasconde una distanza dalle nostre radici a cui non possiamo assistere inermi».

Chiosa finale: «Facciamo bene ad affrontare la questione con la leggerezza che ci è propria, ma una cosa è certa: grazie alle tante mail, ai commenti sui social, alle chiacchiere di strada o da bar, oltre che al coinvolgimento diretto dei quotidiani locali, che ringrazio molto, anche perché saranno direttamente protagonisti del voto, siamo tornati a parlare di noi».

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