Persone scomparse, Cesena ricorda Cristina Golinucci sparita nel nulla nel 1992

Evento per non dimenticare
L’altro ieri sarebbe stato il 48° compleanno di Cristina, e la sala “Cacciaguerra” di viale Bovio si è riempita come se fosse la sua festa, per una serata che ha visto seduti al tavolo, assieme a mamma Marisa, vicepresidente nazionale di “Penelope” e presidente locale della sezione Emilia-Romagna, altri quattro relatori: Giacomo Franchi, scrittore del libro “Il caso Cristina Golinucci”, in cui ha cercato di approfondire le indagini, il giornalista Nicola Bianchi, coautore dei libri “Storia di Willy” e “Delitti nella nebbia”, sugli omicidi misteriosi del Ferrarese, l’avvocato Simone Bianchi, legale della famiglia di Willy e Antonella Teverini, sorella di Manuela, scomparsa nell’aprile 2000, uccisa dal marito Costante Alessandri, da poco condannato in primo grado a 20 anni.
C’era un’aria strana in sala, con tante persone decise non solo a ricordare Cristina, ma a fare in modo che le persone scomparse come lei e le loro famiglie non vengano dimenticate. Accanto alla tristezza aleggiava però anche la speranza di trovare pace e serenità e di scoprire prima o poi chi sia stato causa di tutto il dolore, come è avvenuto per la famiglia Teverini.
La mamma di Cristina Golinucci
Sono 26 anni che Cristina è scomparsa, che la sua auto è stata ritrovata nel piazzale davanti al convento dei Cappuccini, dove aveva appuntamento con il suo padre confessore Lino Ruscelli. Era il 1992, e il caso fu inizialmente archiviato come allontanamento volontario. La mamma Marisa, però, non ci credeva. Sapeva che Cristina, giovane devota alla chiesa e alla famiglia, non si sarebbe mai allontanata spontaneamente. Iniziò quindi la sua lotta per avere giustizia, per ritrovare quella ragazza piena di sogni, sparita nel nulla. Le indagini vere e proprie decollarono solo due anni dopo, con la prima perquisizione del convento.
«Non vogliamo accusare le istituzioni e la polizia, sappiamo che ci hanno messo impegno - ha detto Marisa Golinucci -. Grazie a Cristina è nata “Penelope”, l’Associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse, e si può fare per tante altre persone ciò che non siamo riusciti a fare per Cristina».
La sorella di Manuela Teverini
Questo messaggio di speranza e di tenacia è stato alimentato dall’intervento di Antonella Teverini: «Sono qui per portare la speranza, per mostrare la mia gioia dopo aver visto condannato chi ha fatto del male a mia sorella - ha detto -. Sapevamo già dal primo giorno che Manuela non c’era più. Per questo oggi sapere che il colpevole è stato condannato mi dà pace. Era una scommessa, ma ce l’abbiamo fatta». Non sono mancati i ringraziamenti pubblici ai suoi avvocati presenti in sala.
Più attenzione, più speranza
Una nuova maturità e una sensibilità sviluppata negli anni hanno permesso la scrittura di nuovi libri, nuove interpretazioni, la volontà di avvocati motivati di prendere in mano i casi ormai chiusi. Per questo, a distanza di più di 20 anni, è lecito sperare di potere fare luce su vicende anche lontane nel tempo. O almeno si moltiplicano l’empatia e la solidarietà verso chi non può e non vuole dimenticare, perché chi dimentica cancella.