Hiv, aumenta la positività tra le donne della Romagna

Rimini

CESENA. Esperti italiani e stranieri a convegno per discutere “Le nuove frontiere contro le infezioni da Hiv”, martedì 1° aprile alle 14.30, al Centro Servizio di Pievesestina.

Il convegno sarà anche occasione per fare il punto sugli ultimi traguardi raggiunti dall’Unità operativa di Microbiologia impegnata nello studio e nella ricerca contro le infezioni da Hiv, anche sul fronte della sorveglianza epidemiologica. A partire da settembre 2013, infatti, l’equipe diretta dal dottor Vittorio Sambri partecipa ad un progetto, finanziato dalla Regione, di sorveglianza epidemiologica delle infezioni sessualmente trasmesse, inclusa quella da Hiv. Lo scopo è monitorare l’andamento epidemiologico delle infezioni a trasmissione sessuale nel territorio della Romagna. Nel 2013 sono stati effettuati 39.873 test di screening per Hiv, da cui sono emersi 102 nuovi casi di infezione, uno ogni 11.028 abitanti, con una percentuale di positività del 0,31%. Il dato di incidenza complessiva è stabile rispetto al triennio 2010-2012, ma si registra un aumento di positività nelle donne. «Lo studio parte dall’analisi dei dati di laboratorio e li confronta con i dati clinici e della sanità pubblica - spiega Vittorio Sambri - il confronto su questi 3 livelli di indagine è quello che ci permette di avere dei dati estremamente precisi». Già nel 2012 uno studio presentato dalla regione delineava l’identikit della persona sieropositiva: maschio (il 72,5% dei casi), di età tra 30 e 39 anni (34,5%), di nazionalità italiana (70,7%). La modalità di trasmissione principale è quella sessuale: il 55% è dovuto a rapporti eterosessuali (30,8% omosessuali o bisessuali), ribaltando di fatto il luogo comune secondo cui il contagio da Hiv era un fenomeno legato alle comunità gay. «L’infezione si muove in maniera subdola, quando 30 anni fa esplose il fenomeno lo si attribuiva a quei soggetti “con comportamenti a rischio”, oggi non di rado a contrarre il virus sono gli insospettabili». Anche sul fronte della terapia l’unità operativa di Microbiologia ha raggiunto un nuovo importante traguardo, mettendo a punto un test diagnostico molecolare che permette di verificare in vitro, su un prelievo plasmatico, la presenza dei più frequenti determinanti molecolari di resistenza ai farmaci anti Hiv. «Un’altissima gamma di farmaci somministrati per contrastare il virus - spiega Sambri - incontra delle resistenze che rischiano di rendere il virus più forte e potenzialmente aumentare le possibilità che si conclami l’Aids. Con questo nuovo tipo di test, la diagnostica diventa su misura e aumenta l’efficacia della terapia antivirale». Il servizio, attivo per la prima volta in Romagna, sarà disponibile a partire dai primi di aprile. «L’infezione da Hiv - precisa il dottor Sambri - resta una delle patologie infettive più rilevanti dal punto di vista epidemiologico in Europa. Tale rilevanza non è solo epidemiologica, ma nasce dalla consapevolezza che assume una importanza considerevole anche dal punto di vista sanitario e sociale che da quello economico». Su tutti questi aspetti si confronteranno i relatori del convegno tra cui Jacques Normand, direttore dei programmi di ricerca Aids del Nationa Institute on Drug Abuse di Baltimora, la dottoressa Erika Massimiliani, referente sorveglianza regionale Hiv/Aids Servizio Sanità Pubblica della Regione, il dottor Andrea Boschi, primario Malattie Infettive-Rimini dell’Ausl Romagna, il dottor Oliviero Bosco, responsabile del Centro di Medicina Comunitaria, Dipartimento delle Dipendenze, del Veneto, e la dottoressa Simona Semprini, primario Microbiologia Centro Servizi Pievesestina, dell’Ausl Romagna.

 

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