Droga e munizioni in Thailandia, nei guai un imprenditore cesenate

Cesena

CESENA. “Bloccato dalla polizia un sospettato che arriva dalla terra dei maccheroni”. È il titolo con cui “Sanook”, tra i principali quotidiani thailandesi, ha aperto due giorni fa la pagina dedicata alla cronaca, dove si annunciava il fermo (e la successiva liberazione dietro pagamento di una multa) di un cesenate di 43 anni. A fermare A.M., che in Thailandia si è trasferito per aprire una struttura ricettiva dedicata ai turisti, sono stati gli uomini dell’ufficio immigrazione e della polizia locale nella località turistico-balneare di Koh Lipe: un isolotto di due chilometri e mezzo di lunghezza massima totale.

Blitz in un bar

Il blitz della polizia (a quanto è stato detto guidato da una segnalazione specifica arrivata negli uffici competenti) è scattato all’interno del “Moo Ban Chao Lay - Reggae Bar” dove in una borsa di proprietà di A.M. sono stati trovati 144,5 grammi di marijuana.

A quel punto i poliziotti hanno ampliato l’ispezione al bungalow dove vive il cesenate che si trova nella tenuta di Daya. Qui hanno trovato un ulteriore panetto compattato con 210,7 grammi della stessa sostanza ed in un cassetto in un sacchetto di plastica trasparente dove c’erano otto proiettili di calibro 22 millimetri e 6 colpi da 32 mm.

Il cesenate ha spiegato alla polizia di aver acquistato da un thailandese la droga per uso personale. Mentre ha giustificato la presenza dei proiettili in casa sostenendo che fossero stati lasciati li da un suo conoscente ma molti ani prima, durante un altro viaggio da lui intrapreso verso la località balneare in cui ora vive e lavora.

Nei suo confronti la magistratura ha formulato ipotesi accusatorie di possesso di droghe (classe 5) e possesso illegale di munizioni (classe 2). Numeri di codice dietro cui si nasconde il computo di una possibile condanna futura.

Il fermo temporaneo del cesenate, eseguito sotto la direzione e la direzione di Tenente Nattathip Kin Kwan Chaiyapruk, ha visto protagonisti anche una serie di investigatori in borghese.

Il che lascia pensare come i poliziotti fossero stati raggiunti da una soffiata per la quale però credevano di trovare ben altri quantitativi (o forse altre tipologie) di stupefacente.

Tanto che in una terra lontana dall’Italia dove la giurisdizione prevede per i reati di droga più gravi anche la pena di morte (il 45% dei detenuti in Thailandia nel braccio della morte è qui rinchiuso proprio per reati di droga) il 43enne cesenate è stato subito rimesso in libertà con una sorta di denuncia a piede libero (se paragonata al nostro ordinamento) in attesa del futuro giudizio e dietro il pagamento di una sanzione pecuniaria.

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