Orgoglio e festa per il Campus «più forte di tutto»

Rimini

CESENA

Con il taglio del nastro di ieri il primo lotto del Campus di Cesena è ufficialmente stato inaugurato. Un momento solenne ed emozionante, una festa per la comunità universitaria cesenate ma anche per l’intera città. Dietro il nastro tricolore, il rettore Francesco Ubertini, il presidente di Campus Luciano Margara, il sindaco Paolo Lucchi, il presidente della Regione Stefano Bonaccini, il vescovo Douglas regattieri e il sottosegretario Jacopo Morrone.

«La nostra casa»

«Quella di oggi - ha detto il rettore Francesco Ubertini - è una tappa molto importante ma non il traguardo. Sono infatti già iniziati i lavori per la realizzazione dello studentato e a breve partirà il bando per l’ultimo lotto con la sede di Psicologia. Questa è la nostra casa a Cesena, un luogo pensato certamente per la nostra comunità, per gli studenti, ma l’auspicio è che possa essere punto di riferimento per tutti i cittadini di Cesena, un faro che accompagna lo sviluppo di un territorio».

Più forte delle criticità

L’emozione è stata così forte che Lucchi, contrariamente al solito, ha deciso di leggere un discorso scritto, in cui ha evidenziato il senso di comunità che si è creato attorno all’insediamento universitario, citando «i tanti docenti che hanno scelto di vivere a Cesena» e gli studenti universitari «che continuano a dimostrare un attaccamento straordinario alla città».

«L'Università a Cesena - ha detto Lucchi - è stata più forte di ogni criticità, più forte di alcune teorie che 30 anni fa puntavano alla realizzazione di un Ateneo romagnolo, di sedi spesso non all’altezza. Così come sarà più forte dei disagi che, inevitabilmente, in questa prima fase di “annusamento” reciproco i residenti di questa zona ci stanno segnalando. È stata più forte dell'iniziale pregiudizio nei confronti di una città che, da Bologna, era spesso vista come provinciale e non adeguata. È stata più forte dello scetticismo di chi, un tempo, sosteneva che la qualità di ricerca e didattica non sarebbe mai stata al livello della sede “madre”». Cesena - ha aggiunto il sindaco - «è diventata una città universitaria nel momento stesso in cui città e università sono diventate una comunità inscindibile, al punto che oggi non è possibile immaginare la nostra città senza università».

Interpretare il cambiamento

«Oggi è un giorno di festa - ha detto Mirko Grammatico, in rappresentanza delle associazioni studentesche cesenati - ma anche l’inizio del cambiamento per la nostra comunità. A noi studenti da oggi spetta il compito dell’interpretazione di questo cambiamento. Perché se sulla struttura non abbiamo potuto incidere più di tanto, possiamo però incidere su come viverla, forti del fatto che in questi anni un cambiamento lo abbiamo già costruito e riguarda il nostro modo di relazionarci con l’Università e con la città, e ci siamo guadagnati autorevolezza».

L’Alma Mater - ha ricordato - nasce da una rivendicazione di indipendenza dal potere politico religioso ed economico: «Ma ricordiamoci che indipendenza dal potere politico non significa assenza di pensiero, anche politico, ma indipendenza morale, ovvero onestà intellettuale. Dobbiamo e vogliamo dialogare con tutti in un’ottica di reciproca apertura, perché basterebbero meno di trent’anni per regredire drammaticamente perseguendo effimeri interessi di parte».

Organo costituzionale

Parte dal suo ruolo «non standard» di presidente di Campus Luciano Margara, anche lui visibilmente emozionato. «Il mio è un ruolo - ha detto rivolgendosi in particolare agli studenti - che ho scoperto essere di servizio, nell’accezione nobile del termine. Il presidente di Campus deve fare da collante tra università e città, perché università e territorio si capiscano, si allineino e crescano insieme».

Per cercare il senso profondo della scelta di investire tanto denaro e tante energie, Margara ha preso in prestito le parole di Piero Calamandrei, che descrisse la scuola come organo costituzionale e necessario completamento del suffragio universale: «Oggi torniamo a casa consapevoli di aver realizzato la nuova casa di un organo istituzionale».

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