Ritardi nel restauro di casa Bufalini a Cesena per sorprese archeologiche e nei solai
Reperti e solai decorati
I ritardi sono stati causati da fuori programma che non devono dispiacere, perché sono legati a interessanti ritrovamenti archeologici e dalla necessità di salvaguardare spazi interni rivelatisi di pregio. In particolare, durante le operazioni di scavo per le fondazioni, effettuate sotto la supervisione della Soprintendenza, sono emersi alcuni reperti, che hanno dilatato di un paio di mesi i tempi prefissati per quella fase dell’intervento. Poi è stato necessario riprogettare gli interventi sui solai al primo piano, perché se ne è ritrovato uno in legno, decorato, che la stessa Soprintendenza ha chiesto di conservare. Infine, si sono dovuti ripensare anche i lavori sui due solai che sovrastano la proprietà adiacente, perché quando sono stati scoperchiati si sono rivelati fragili, e quindi è stato indispensabile rinforzarli con travi in ferro.
Edificio storico e malandato
Situata in vicolo Masini, accanto alla Biblioteca Malatestiana, e articolata su tre piani, casa Bufalini risale al Settecento e ingloba anche l’abside e le testate laterali della scomparsa chiesa di San Francesco. Ha una superficie complessiva di 285 metri quadrati. Da troppo tempo versava in condizioni molto precarie.
Cantiere aperto da un anno
Finalmente, grazie a un finanziamento europeo, che il Comune è riuscito a ottenere partecipando a un bando della Regione, esattamente un anno fa furono appaltati i lavori di restauro dell’immobile. Se li aggiudicò, per un costo di 1 milione e 433 mila euro, un raggruppamento temporaneo di imprese formato dalla capogruppo “Ahrcos” di Centro di Ferrara e dalla “Tecnoelettra”.
Il 3 ottobre 2017 furono consegnati i lavori, che però hanno come detto riservato sorprese, che hanno determinato lo slittamento.
Il futuro utilizzo
Casa Bufalini è destinata a diventare una «piattaforma creativa, dove l’incontro tra diverse professionalità e nuove tecnologie permetterà di sperimentare e creare servizi innovativi per la diffusione dell’innovazione culturale». Sarà inoltre «un luogo di produzione culturale e intellettuale e un’officina aperta di sperimentazione creativa, dove coniugando modernità e tradizioni del territorio si punta a creare nuovi beni e servizi culturali e di promozione turistica». Infine, c’è l’idea di dare vita a un «laboratorio permanente per generare nuove opportunità di lavoro e nuove economie, attraverso la nascita di industrie creative e culturali».