Internet quintuplica la crescita

Rimini

CESENA. In un momento in cui, quando si parla di impresa, non si può fare a meno di affrontare il “capitolo crisi”, il Web Economy Festival si interroga su come uscirne, partendo da uno strumento il cui potenziale rimane spesso inesplorato: Internet.

I dati relativi al trend di fatturato medio per azienda, relativi al biennio 2011-2013, raccolti in una precedente ricerca, mostrano come le imprese che hanno investito sul web, hanno innovato e si sono aperte a nuovi mercati sono cresciute fino a cinque volte di più rispetto a chi non lo ha fatto. “Tornare a crescere, come?” è il titolo dell’indagine di ascolto verso 111 mila imprese dell’area vasta romagnola, realizzato da “Giaccardi & Associati”, lo studio che ha ideato il festival, i cui risultati sono stati presentati in anteprima ieri, nel corso della seconda giornata del festival. I dati, raccolti nel periodo tra ottobre e dicembre scorso, fotografano il rapporto tra impresa, innovazione e web sul nostro territorio. Lo scenario economico attuale preoccupa la maggior parte (86%) delle imprese intervistate, vengono indicati come principali ostacoli alla crescita il calo della domanda (73%), una carenza di risorse finanziarie e il ritardo nei pagamenti (70%). Se nel 2011 le imprese romagnole con fatturato in crescita erano circa 38 mila (34%), nel 2012 sono diventate 27 mila (24%), nel 2013, stando alle previsioni, si ridurranno a 26 mila (23%). Ma il dato che allarma di più è quello relativo alla presenza online, dove la provincia di Forlì-Cesena detiene il record negativo maggior numero di imprese (44%) sprovviste di sito. In Romagna il 59% delle imprese (66 mila circa) non è online o è online passiva, ovvero vive il web come una vetrina e non sfrutta l’interoperabilità del 2.0, l’87% non fa e-commerce, l’86% non usa mobile, il 60% dichiara di non avere in azienda le competenze adeguate a lavorare sul web. il 79% delle imprese dichiara di avere fatto poca o nessuna innovazione negli ultimi due anni, confermando il sul gap di innovazione che vede la Romagna al di sotto della media regionale per numero di domande depositate per disegni, modelli di utilità, marchi e brevetti Epo. A mali estremi, estremi rimedi, dice il proverbio, lo stesso vale per le imprese in tempo di crisi, spesso costrette a pratiche straordinarie. Il 37% negli ultimi due anni ha riorganizzato il target clienti, rivisto le strategie di marketing, definito nuove partnership, puntando anche su internazionalizzazione ed export. Il 55% ha avviato almeno un nuovo progetto, lanciato nuovi prodotti e servizi, modificato processi, il 21% ha aumentato gli investimenti per il web, il 16% ha definito nuove collaborazioni con il mondo della ricerca e dello sviluppo, pochissimi (9%) hanno avuto accesso a finanziamenti pubblici per l’innovazione. Sul piano organizzativo il 43% delle imprese ha potenziato le competenze dei propri collaboratori, il 35% ha dovuto ridurre il personale e il 34% ha introdotto nuove competenze soprattutto di tipo manageriale e hi-tech e under 35. Dal punto di vista finanziario più della metà delle imprese (62 mila su 111 mila) ha dovuto utilizzare risorse finanziarie proprie per fronteggiare la crisi, il 14% si è trovato costretto a rinviare gli obblighi fiscali. Ne emerge uno scenario non roseo che richiama attenzione sulla necessità di adottare nuove politiche. Gli imprenditori chiedono risorse per l’innovazione (il 78%) ma attraverso crediti di imposta a burocrazia zero in alternativa ai bandi pubblici, più ventur capital e meno finanza di debito, e nuovi modelli di formazione per lavorare sul web (75%), un messaggio chiaro dettato dalla consapevolezza che stare fuori dal web, può significare restare al di fuori dei mercati e, con il tempo, sparire.

Giorgia Canali

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