Bambino impallinato nel cortile di casa a Cesena, caccia era stata riaperta lì sotto la spinta di firme

Rimini

CESENA. Per fortuna, alla fine, si è risolto tutto con un livido sulla schiena ed è bastato un controllo in pronto soccorso. Ma sta suscitando grande impressione e accese discussioni la disavventura vissuta da un bambino di 8 anni nel primo giorno di caccia alla selvaggina stanziale, come fagiani, lepri e pernici. Domenica, intorno alle 9.30, ha improvvisamente accusato un dolore, mentre giocava nel cortile di una casa in via Confine di San Giorgio, attorno a cui si stavano già sentendo gli spari dei cacciatori e vedendo i segni. Perciò il padre ha puntato il dito senza esitazioni contro l’attività venatoria imprudente.

Zona di caccia dopo le firme

Intanto, un interessante retroscena è emerso dal dibattito sui social relativo all’incidente. Il punto dove è avvenuto era inserito in una zona di ripopolamento e cattura della selvaggina, ma poi i paesani hanno chiesto di riaprirla alla caccia, anche con una raccolta firme, per limitare i danni fatti dalle lepri. C’è chi si era detto contrario, facendo notare che la distanza da strada a strada era di appena 165 metri, ma non è stato ascoltato.

Il sindaco

Il sindaco Paolo Lucchi è scosso per l’episodio: «Non ci sono scuse possibili: ciò che è accaduto è inaccettabile e mi auguro che almeno il responsabile dei fatti abbia il coraggio di presentarsi alla famiglia alla quale ha provocato tante paure, per scusarsi. Non lo classifico neppure come “cacciatore”, poiché so bene come la maggioranza di coloro che si dedicano a questa attività, anche se personalmente non la concepisco, hanno ben altro rispetto per il nostro territorio e per la nostra sicurezza. So che anche loro giudicheranno vergognoso che qualcuno abbia corso un grave pericolo a ridosso della propria casa. Regole vigenti e buonsenso impongono ai cacciatori di rispettare la sicurezza dei cittadini».

I cacciatori

Roberto Fabbri, cesenate residente a Gambettola e presidente regionale dell’associazione nazionale “Libera Caccia” parla di «caso increscioso, che per colpa di quella piccolissima minoranza di cacciatori di carne senza scrupoli infanga nuovamente la nostra categoria». Poi aggiunge: «Chi ha compiuto questo gesto increscioso si deve immediatamente autodenunciare, non esistono alternative. Chi va a caccia deve tassativamente rispettare delle norme di sicurezza, pena sanzioni molto onerose e penali. In particolare, deve rispettare le distanze dai fabbricati e dalle strade. Tutte le associazioni dedicano tanto tempo e risorse per l’educazione alla sicurezza, anche nei confronti di chi ha già un porto d’armi per licenza di caccia. Purtroppo per qualcuno la priorità assoluta è la carne morta e non la sicurezza. Questi personaggi vanno presi, sanzionati ed emarginati. Servono norme molto più severe, con un’arma in mano non si scherza. Alla famiglia va la mia solidarietà e al piccolo un abbraccio, e dico loro che i cacciatori non sono tutti così: c’è anche chi rispetta le regole e denuncia chi compie questi atti criminosi».

I difensori degli animali

Lorenzo Croce, presidente dell’associazione Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente), è drastico: «Due morti e sette feriti in pochi giorni provocati dalla caccia in un paese civile sarebbero più che sufficienti a bloccare questa guerra in cui ci vanno di mezzo, oltre agli stessi cacciatori, anche i bambini».

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