Cesenatico, un granchio “alieno” finisce dentro la rete del capanno da pesca

Cesenatico

CESENATICO. Un alieno è arrivato nel mare di Cesenatico. Ma non ha fatto un viaggio da galassie lontane a bordo di un’astronave e non spara raggi laser. È un granchio gigante ed è giunto dall’Oceano Atlantico. Semmai, potrebbe essere stato trasportato non da una navicella spaziale, ma da qualche petroliera. Approfittando del fatto che spesso quei colossi, per stabilizzarsi, imbarcano volontariamente acqua da usare come zavorra, quando si trovano in zone di mare lontane migliaia di chilometri, per poi scaricarla una volta giunti al porto di destinazione. Un’ipotesi alternativa è che qualcuno possa averne in qualche modo importati alcuni, per passione per gli animali esotici o magari pensando di poterli allevare, e poi li abbia liberati.

La cattura accidentale

La strana creatura è finita in una delle reti, grandi una decina di metri per lato, annesse ai capanni da pesca sul molo di Ponente. A fotografarla, pieno di stupore, e poi a rilasciarla in acqua è stato il cesenate Filippo Biagini, che stava pescando lì, in compagnia di amici. È accaduto una decina di giorni fa, verso sera.

Uova sotto il ventre

Quello che si è ritrovato sotto gli occhi è un esemplare di granchio reale dell’Atlantico, che a occhio e croce, col le chele aperte, poteva misurare 30-40 centimetri. Particolare interessante: sotto il ventre era ben visibile una sacca di colore marroncino contenente uova, insomma era gravida.

Quell’animale è molto vorace e tende a riprodursi in modo massiccio e quindi a proliferare velocemente. Il problema è che, inserito in un ecosistema non suo, come è l’Adriatico, rischia di stravolgerlo. Come capita quasi sempre quando un habitat viene popolato in quantità rilevante da specie non autoctone.

Sempre più specie aliene

Filippo Biagini spiega che da qualche tempo, quando pesca, ha iniziato a notare un numero crescente di creature marine di origine tropicale. Un fenomeno dovuto in molti casi ai cambiamenti climatici, e più precisamente al surriscaldamento dei mari. Oppure, come detto, all’aumento dei trasporti marittimi a lungo raggio, a seguito della globalizzazione.

«Tre anni fa - racconta Biagini - ho tirato su dall’acqua un barracuda lungo circa 40 centimetri. Poi, sempre più spesso, finiscono nelle reti ricciole, pesci serra o persino pesci vescovo (una specie di razza che ha per coda una “frusta” lunga circa un metro, ndr), che fino a pochi anni fa era praticamente impossibile vedere a riva nel nostro mare. Ora è arrivata questa nuova sorpresa: non mi ero mai imbattuto in un granchio reale dell’Adriatico».

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