Naufraghi non soccorsi: «Il ministro Salvini chiarisca in Parlamento»

Rimini

CESENA. Si diffonde anche attraverso gli schermi televisivi il dubbio atroce della cesenate Giulia Bertoni che 120 naufraghi siano morti annegati, il 18 giugno, per gli effetti del giro di vite sui soccorsi ai migranti che attraversano in Maditerraneo. E ora diventa anche un caso politico, perché un deputato, dopo avere sentito la testimonianza della volontaria 25enne imbarcata sulla nave “Seefuchs”, incalza pubblicamente il ministro dell’Interno.

«Vorrei che Salvini venisse in Parlamento a spiegarci come la vede su questa cosa», ha detto ieri mattina l’onorevole Andrea Romano, negli studi televisivi di La 7. La richiesta è stata lanciata nel corso della trasmissione “L’aria che tira”, dopo che lo stesso esponente del Pd aveva detto che «ci sono 120 persone che probabilmente sono morte in conseguenza di una decisione del ministro dell’Interno». O se si riporta l’anatema di Romano, di «un signore che sta facendo propaganda non solo a chiacchiere ma sulla vita delle persone».

Prima che queste dichiarazioni surriscaldassero gli animi di politici e giornalisti invitati dall’emittente televisiva, la giovane cesenate aveva raccontato l’esperienza vissuta dieci giorni fa.

Quando il conduttore Francesco Magnani le ha chiesto, in collegamento con Cambridge, dove si trova in questo momento, se avessero salvato persone nel periodo passato a bordo della “Seefuchs”, dal 15 al 21 giugno, ha risposto sconsolata: «No, non siamo riuscisti a fare niente». Poi ha spiegato: «Mi rimane nel cuore quella notte del 18 giugno, in cui ero di vedetta sul ponte della nave. Abbiamo sentito una conversazione radiofonica sul canale delle emergenze, il numero 16, in cui un aereo segnalava che c’era un gommone in difficoltà con 120 persone, a 11 miglia da noi e a 21 miglia dalle coste libiche. Chiedeva a una nave che era più vicina a questo gommone di intervenire per soccorrerli. La nave apparentemente ha detto “sì, interverremo”. A questo punto, però, noi abbiamo guardato nel radar e ci siamo resi conto che la nave che aveva detto che sarebbe intervenuta era ferma, e nazi sembrava dirigersi nell’altra direzione. Abbiamo incominciato quindi a insospettirci e abbiamo chiamato il Centro che coordina i soccorsi a Roma, che si chiama Mrcc. Abbiamo dato la nostra locazione. Ma Mrcc, quando abbiamo detto “andiamo noi”, ci ha risposto che non era nel loro dominio e di chiamare la guardia costiera libica. Noi, senza l’ordine del Mrcc, non possiamo fare niente. Dobbiamo seguire i loro ordini. Quindi ci siamo dovuti allontanare, perché eravamo oltre le 24 miglia, e la nostra organizzazione è molto ligia alle regole». Soprattutto - ha aggiunto - ora che c’è «questo clima di sospetto verso queste persone e barche».

La conclusione è stata da brividi: «A guardare il radar, io e quasi tutti pensiamo che quelle persone siano morte, perché nessuno è intervenuto», ha detto Giulia Bertoni.

Manca la certezza, ma il timore è stato alimentato anche dal fatto che - ha ricordato la cesenate - l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati ha reso noto che il 19 e il 20 giugno sono affogate 220 persone su barche e gommoni, in tre distinti episodi al largo delle coste libiche.

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