«Redditi troppo bassi, ridistribuzione per avere sviluppo»

Rimini

CESENA. « Senza redistribuzione non c’è sviluppo». Partendo da questo punto fermo, Marcello Borghetti, segretario della Uil cesenate, invita tutte le forze politiche a mettere al centro della campagne elettorali che si apriranno tra pochi mesi, in vista del voto amministrativo della primavera 2019, «le parole lavoro, lavoratori e pensionati, che sono molto trascurate». In particolare, viene evidenziata la necessità di concentrarsi su livello troppo basso dei redditi in zona, figli di tanto lavoro precario e forse anche di un bel po’ di “nero”.

«Si discute del disagio sociale per parlare di welfare, con un approccio più legato agli interessi che questo muove piuttosto che alle esigenze dei cittadini - lamenta l’esponente sindacale - È assente una visione di sviluppo del territorio che metta a fuoco il tema della carente redistribuzione. Nel Cesenate il reddito medio pro-capite è di circa 5.000 euro inferiore a quello di Bologna, inoltre oltre 22.000 lavoratori percepiscano il bonus di 80 euro, a confermare che i bassi redditi, non sono solo una percezione. Sono dati che segnalano una sofferenza nei redditi del territorio, che danno luogo a una diffusa fragilità. Questa condizione non rappresenta solo un gravissimo problema sociale, ma anche un grave ostacolo allo sviluppo. Redditi bassi, significa una alta esigenza di welfare, con bisogni che molto spesso sono garantiti ai giovani, attraverso l’aiuto di genitori e nonni, che pure sono in condizioni di difficoltà. Pensiamo poi al tema della non autosufficienza e dell’infanzia, e alla grave carenza di risposte. Redditi bassi significa, scarso sviluppo economico, bassi consumi, ma anche una scarsa valorizzazione dei giovani, con una sottovalutazione sull’importanza delle competenze, tanto più in un epoca di cambiamenti tecnologici».

La Uil di Cesena sostiene che «la stagionalità non spiega tutto. Piuttosto occorrerebbe discutere di evasione, di lavoro nero e grigio, di precariato, di retribuzioni basse, di applicazione di contratti di comodo e di una diffusa avversione verso la contrattazione di secondo livello, che si tende a sostituire con un welfare aziendale di comodo, che così diventa un modo per eludere il tema di incrementare il reddito dei lavoratori. Si ha una distorta visione della contrattazione: la si considera solo una questione sindacale, ignorando che si tratta di politiche industriali, che possono spingere la produttività».

La sicurezza nei luoghi di lavoro e gli orari sono altri due punti su cui Borghetti invita tutti ad aprire un ragionamento.

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