Al vaglio le immagini delle telecamere per individuare i ladri dell’anello

Cesena

CESENA. Risale a lunedì la scoperta del furto nella cripta del duomo di Cesena, ma quando esattamente sa avvenuto il furto è difficile saperlo. Lunedì è il giorno in cui ci si è resi conto che qualcuno, servendosi probabilmente di una piccola fiamma ossidrica, aveva fatto un foro nella teca che protegge i resti di San Mauro Vescovo e sfilato l’anello appartenuto al vescovo Augusto Gianfranceschi. Il furto con tutta probabilità è avvenuto di giorno sfruttando da un lato il fatto che negli ambienti della cripta c’è poco passaggio, dall’altro il fatto che la cattedrale di giorno è sempre aperta.

Fiducia tradita

Proprio questa scelta di apertura fatta qualche tempo fa e sostenuta da allora con convinzione è l’aspetto che più ferisce in tutta la vicenda. Il valore economico dell’anello è sconosciuto e non è inserito tra i patrimoni culturali, ma a quel monile è attribuito un forte valore affettivo e simbolico, ed è proprio quell’affetto insieme alla fiducia che anima una scelta come quella di non chiudere le porte del luogo di culto che sono stati traditi.

Il dono agli operai Arrigoni

Come ricorda anche il Corriere Cesenate, il valore affettivo dell’anello è legato anche alla storia che lo vede protagonista. Il vescovo Gianfranceschi, originario di Venezia e titolare della diocesi di Cesena-Sarsina dal 1957 al 1977 lo aveva donò all’Arrigoni. Il periodo era quello degli anni ‘60 e l’azienda era alle prese con una grossa crisi, motivo per cui si cominciavano ad ipotizzare numerosi licenziamenti. Come gesto di solidarietà e di vicinanza il vescovo donò l’anello agli operai, che però non lo utilizzarono e lo restituirono.

Le indagini

Sul furto stanno indagando i Carabinieri di Cesena, a cui è stata presentata denuncia. Al momento sono al vaglio le immagini delle telecamere nella zona circostante la cattedrale.

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