CESENA. Stava aspettando, come ogni mattina, lo scuolabus per raggiungere la media numero 7, vicino all’ippodromo, dove frequenta la classe terza. Di solito in quella fermata a San Cristoforo assieme a lei c’è un’amica. Ma non ieri mattina, perché era in gita. Erano passate da poco le 7, quando è stata accostata da un’auto. Sulle prime la ragazzina ha pensato che il conducente volesse chiedere un’informazione. Invece è iniziata una conversazione da brividi, che l’ha impietrita. E che fa pensare a uno spregevole adescamento sessuale, fortunatamente fallito.
L’adescamento
L’uomo al volante di quella che l’alunna ha descritto come una vettura di colore scuro, «simile a un carro da morto», e quindi presumibilmente una station wagon, ha iniziato a dirle di avvicinarsi. «Vieni qui, non avere paura – ha iniziato a dire l’uomo, che dalla parlata sembrava italiano – Facciamo amicizia. Voglio solo fare un gioco». La ragazzina, che non ha ancora compiuto 14 anni, è stata ben educata dalla famiglia, che si è raccomandata di non dare confidenza agli estranei. Non ha quindi risposto agli inviti. Anzi, si è voltata, dando le spalle a quello sconosciuto che la stava importunando. Lui, però, ha continuato a insistere per qualche minuto. «Forse tre o quattro», ha raccontato lei alla mamma, dopo che l’incubo è finito. E proprio la madre ha deciso di rendere pubblico quanto accaduto, non solo avvisando i carabinieri, ma raccontando quanto le ha riferito la figlia. La notizia è stata fatta circolare anche sui social, seminando preoccupazioni fra tanti genitori. L’intento – ha spiegato la donna alla redazione del “Corriere” di Cesena, che l’ha contattata al telefono – è quello di «mettere tutti in guardia». Perché «più ci penso e più mi accorgo della gravità di quello che è accaduto».
La fine dell’incubo
Tornando a quei brutti momenti, vissuti a meno di 200 metri dalla propria abitazione, la studentessa ha confidato di essere rimasta paralizzata dalla paura. Perciò non è riuscita neppure ad avere la lucidità di usare il telefonino per chiedere aiuto. Temeva che l’uomo l’avrebbe afferrata e trascinata dentro l’auto. L’unica reazione che ha avuto è stata quella di dire «smetti di parlare» a quella voce che sentiva dietro di sé. Solo quando alle 7.10 è arrivato lo scuolabus e si è girata, ha potuto tirare un respiro di sollievo, vedendo che la vettura si era allontanata. A quel punto, una volta salita sul mezzo pubblico, al sicuro, ha chiamato con il cellulare la mamma, raccontandole quello che le era capitato.
Episodio grave e allarmante
In casi del genere è sempre bene segnalare tutto alle forze dell’ordine il più tempestivamente possibile. E così è stato fatto. Anche se l’utilità è più che altro a livello preventivo. Infatti, paradossalmente, anche se si identificano gli adescatori, finché le cose rimangono a livello verbale, senza essere esplicitate in modi chiari e pesanti, è difficile perseguirli sul piano penale. Resta il fatto che anche una molestia del genere è spregevole e non va sottovalutata.