Duello tra grillini, la giudice lascia: «Mio marito si è candidato con l’M5s»

Cesena

CESENA. Colpo di scena al processo scaturito dalle tensioni che quasi cinque anni fa scossero il Movimento 5 Stelle di Cesena. L’epilogo fu la “epurazione” di 21 attivisti, inclusi alcuni fondatori della prima ora. Tra di loro c’era Paolo Marani, che per un attacco verbale a Natascia Guiduzzi, tramite Facebook, è stato querelato per diffamazione dalla stessa, diventata poi la leader pentastellata a livello locale. Un’azione legale accompagnata da una richiesta di risarcimento di 25.000 euro. Ieri si attendeva la sentenza, e invece la giudice di pace Milena Laghi ha chiesto di non pronunciarsi su quel caso. Motivo: suo marito, Sergio Culiersi, si è candidato nella lista pentastellata alle elezioni dello scorso 4 marzo, nel collegio uninominale della Camera. Così, visto il contenuto molto politico dei fatti al centro del giudizio, per motivi di opportunità la giudice ha presentato istanza di astensione.

L’astensione della giudice

Con questa sorta di auto-ricusazione Milena Laghi ha correttamente evitato che si potesse sospettare che la sua valutazione potesse essere condizionata da un conflitto d’interesse. L’istanza è stata accolta dal presidente del tribunale, che ha assegnato il procedimento ad Adele Linguanti.

Il 23 aprile prossimo i duellanti dovranno dunque ripresentarsi davanti alla nuova giudice di pace incaricata di occuparsi di questa vicenda. Non è però ancora chiaro se gli atti istruttori fatti finora verranno mantenuti, e quindi tra meno di un mese si ripartirà dal punto in cui si è arrivati, con la discussione finale e la sentenza, oppure se l’istruttoria andrà rinnovata. In questo secondo caso, si dovrebbe in pratica riavviare il processo dall’inizio, con la prospettiva concreta di una prescrizione del reato.

Guerra intestina e sfogo

Paolo Marani, che è difeso dall’avvocato Christian Morosi, ha sempre sostenuto che le parole che rivolse a inizio luglio 2013 a Natascia Guiduzzi (assistita dall’avvocato Nico Bartolucci) vanno inquadrate nel confronto molto acceso che era in atto dentro il Movimento. Poche ore prima dello sfogo per cui è finito nei guai (in cui aveva definito «sleale farabutta» la controparte, accusandola di avere «fatto porcate a Cesena»), Marani era stato diffidato dall’usate il simbolo dei 5 Stelle per l’attività che svolgeva come consigliere di quartiere. Un atto che non ha mai digerito, definendo irregolare l’espulsione dal Movimento che fu decretata nei confronti suoi e di altri grillini.

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