Landi e Gozi inciampano: neppure un cesenate entrerà in Parlamento

Cesena

CESENA. È molto concreto il rischio, anzi c’è quasi la certezza, che nel nuovo Parlamento non siederà neppure un deputato né un senatore proveniente dal Cesenate, di alcun partito. Un’esclusione clamorosa tenuto conto che nella passata legislatura ce n’era ben quattro: per il Pd Sandro Gozi (impegnato nei governi Renzi e Gentiloni come sottosegretario con delega agli Affari europei), il deputato Enzo Lattuca e la senatrice Mara Valdinosi; per il Ncd e poi per Alternativa Popolare, la senatrice Laura Bianconi.

Gli ultimi tre nomi, vuoi per scelta loro vuoi per decisioni di altri, non comparivano sulle schede consegnate domenica a chi si è recato ai seggi. Gozi era invece candidato nella posizione numero 3 del listino plurinominale per la Camera nel Collegio cesenate.

Gozi “tradito” da Franceschini

Le chance di Gozi di essere eletto dipendevano però fortemente dall’esito della sfida all’uninominale in cui era impegnato a Ferrara l’ex ministro Dario Franceschini. Se l’avesse vinta, visto che gli era stato concesso anche un “paracadute” al primo posto dello stesso listino di Gozi, quest’ultimo sarebbe scalato in seconda posizione. Ma così non è stato: ha perso nettamente contro la candidata del centrodestra Maura Tomasi (29% contro 39%). Perciò lui sarà ripescato grazie all’inserimento “di sicurezza” nel listino del Collegio cesenate, ma per l’ex sottosegretario cesenate non sembravano esserci possibilità. Senonché, col passare delle ore e vista la lentezza nel ripartire i seggi da assegnare ai vari candidati (causata dai complicati meccanismi della legge elettorale), si era aperto un piccolo spiraglio. Ma ieri sera il segretario regionale del Pd, Paolo Calvano, ha fatto sapere che, pur non essendoci ancora l’ufficialità, il Pd riuscirà ad eleggere 7 o 8 dei candidati che erano in corsa nel listini plurinominali dell’Emilia-Romagna. Se i numeri sono questi, Gozi resterà fuori.

Intanto, spiega così l’esito delle elezioni: «La rabbia è stata troppo forte e ha colpito chi governa. Purtroppo i risultati positivi ottenuti sono stati superati da una percezione molto negativa, soprattutto sul tema della sicurezza. La spinta populista ed antieuropea si è affermata in Italia molto di più che in altri paesi. Decisione democratica, da rispettare ma che non può non preoccupare. Credo che ora il Pd debba prepararsi a fare opposizione, in modo democratico ed europeista, netta, e senza fare sconti a nessuno».

Landi: sconfitta che brucia

In corsa, con concrete possibilità di essere eletto, sempre sotto la bandiera del Pd, c’era anche Fabrizio Landi, ma è uscito sconfitto da un equilibrato “triello” che lo ha visto opposto a Simona Vietina, sostenuta dal centrodestra, e a Sergio Culiersi, rappresentante del Movimento 5 Stelle. È stata la sindaca di Tredozio (32,84% dei voti) a vincere e l’avvocato 49enne del centrosinistra (28,18%) è stato preceduto anche dall’avversario pentastellato (30,67%). È una sconfitta che brucia, e che è maturata non a Cesena (dove Landi ha primeggiato col 32,71%), ma negli altri comuni. Lui, dopo avere sottolineato la necessità di un’analisi approfondita, è perplesso: «Voti di rabbia, come quelli alla Lega o ai 5 Stelle, posso capirli in zone d’Italia dove ci sono forti disagi economici e sociali e i servizi non funzionano. Ma noi viviamo in una terra che per benessere ed efficienza è classificata come una delle più avanzate d’Europa, al pari di eccellenze come la Baviera».

I “vuoti nelle liste”

Il problema è che anche nelle file delle altre maggiori forze politiche le classi dirigenti locali nel caso del centrodestra e la base che ha partecipato alle “Parlamentarie” nel caso del Movimento 5 Stelle non hanno saputo esprimere alcuna candidatura espressione del territorio che fosse in grado di farcela. Nel plurinominale per la Camera i pentastellati hanno inserito il cesenate Cristiano Casadei, ma solo al quarto posto. Anche la Lega o Forza Italia non hanno proposto candidati nostrani in posizioni “pregiate”.

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