Partorisce in auto sulla via Emilia

Rimini

LONGIANO. Come “ostetriche” ha avuto il babbo e le emozionatissime proprietarie di un negozio di ferramenta. La sala travaglio sono stati i sedili del pick up Mitsubishi di famiglia e per arrivare nel letto dell’Ostetricia lo hanno accompagnato le sirene spiegate di una pattuglia di Polizia Stradale della Sezione Speciale del Caps.
Ha rischiato, per un breve attimo di chiamarsi “Emilio”: la prima idea che era balenata alla mente visto dove è venuto alla luce. Il piccolo (che sta bene) invece si chiama Noah: come programmato in precedenza da mamma e papà. La storia di come è venuto al mondo se la sentirà raccontare a sfinimento, ed a sua volta dovrà raccontarla tante volte in futuro ai suoi amici e parenti.
Protagonisti assoluti del parto “insolito” una famiglia di Savignano: mamma Annamaria Astarita e papà Frederich Ruta: il cui nome (così come il nome del terzogenito di famiglia, primo maschietto) tradisce le origini francesi. Due sere fa erano andati al Bufalini credendo fosse arrivata ora di partorire. Invece i monitoraggi e lo stato della giovane (ma ormai esperta) madre, avevano dato esito negativo. Non era ancora ora di venire al mondo.
Ieri mattina, alle 8.30, la donna ha iniziato a sentire gli inequivocabili dolori del parto. Marito e moglie sono saliti sul pick up nero ed hanno imboccato la via Emilia direzione Cesena.
«A quell’ora c’era traffico ed andavamo molto piano - ha detto poi Frederich - ma confidavo comunque che non ci fossero problemi per arrivare in tempo. Invece... Ad un certo punto Annamaria ha detto che non ce la faceva più. Che il bimbo stava per uscire».
L’auto è posteggiata sul ciglio della strada a ridosso della “Ferramenta De Gag” a Budrio di Longiano. L’uomo entra in negozio per chiedere aiuto.
«È arrivato urlando - dicono le titolari del negozio Deborah e Milena Montevecchi - e sul momento non ci siamo preoccupate. Perché succede spesso che automobilisti in panne ci chiedano strumenti per un guasto improvviso. Invece la richiesta era di chiamare il 118. e alla svelta».
Una delle titolari del negozio corre ad una vicina casa. Poi attraversa la via Emilia. Da un latro e dall’altro della strada infatti ci sono l’abitazione e lo studio di un medico. Potrebbe essere d’aiuto ma non si trova. L’altra donna, con il telefono portatile in mano, chiama la centrale operativa delle ambulanze. E riceve istruzioni. La mamma spinge, al babbo viene detto come muovere il piccolo per facilitargli l’uscita ed il piccolo viene al mondo. Piange subito rassicurando tutti sul suo stato di salute.
«Mentre aspettavamo l’ambulanza ho chiesto all’uomo come avrebbe voluto chiamare il figlio. All’inizio ha scherzato. Dicendo che doveva chiamarsi per forza “Emilio”. Poi la decisione è stata quella di chiamarlo Noah».
Il piccolo era poggiato sul ventre di mamma con il cordone ombelicale ancora allacciato alla donna. Il papà non se la sentiva di attendere l’ambulanza. Intanto le varie centrali operative delle forze di pubblica sicurezza, avevano segnalato l’auto ferma sulla via Emilia e sul posto stava arrivando una pattuglia della Polstarda. In quello che poteva essere un normale controllo di un veicolo di tutto l’assistente capo coordinatore Giuseppe La Rosa e ed il suo parigrado Andrea Foschi si potevano aspettare fuorché una gravidanza “più che a termine”. I poliziotti hanno così intercettato la vettura del padre per scortarla fino al Bufalini. Dove ad attendere mamma e figlioletto c’era tutto il pronto soccorso in assetto di massima emergenza.
La corsa di genitori, bimbo e polizia è finita in una sala parto del Bufalini. Dove ormai serviva soltanto riprendersi dall’emozione e certificare, osservandoli un paio d’ore con calma, come madre e piccolino stessero benone.

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