Il distretto della scarpa di San Mauro cresce più del fashion "Made in Italy"

Rimini

SAN MAURO PASCOLI. Il distretto della scarpa di San Mauro Pascoli cresce più del fashion calzaturiero made in Italy. A dirlo è il raffronto dei dati dei primi nove mesi del 2017 della Camera di Commercio della Romagna con quelli di Assocalzaturifici nazionale. Tutti gli indici presi in esame parlano di un Rubicone che viaggia quasi del triplo sul resto d’Italia nello stesso settore. A partire dall’export, da sempre cavallo di battaglia delle aziende sammauresi, che dall’inizio dell’anno mette a segno un +6%, rispetto a un +2,2 del dato nazionale. Lo stesso dicasi per il mercato interno: +3,5% nel Rubicone, +0,4% il dato nazionale.

Ancora più marcato il gap per quanto riguarda la produzione con il dato romagnolo che registra un +8,2%, mentre in Italia si attesta a un +2,2%.

Impossibile invece fare un raffronto sul fatturato, per la mancanza del dato nazionale, con San Mauro che mette a segno numeri ancora in doppia cifra: +14,6% nel trimestre.

La conferma che il distretto sammaurese sia in ripresa lo dicono anche i dati del terzo trimestre (luglio-settembre) dell’anno appena alle spalle. L’export registra un +14,2%, dato che conferma la sua solidità se messo a confronto con lo stesso trimestre di un anno fa che evidenzia un +11%. Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli ordini interni (+15,2%), con un +11,4% rispetto al trimestre del 2016. Positivo anche il fatturato, anch’esso in doppia cifra: +15,3% nel trimestre (+14,6 sull’anno precedente).

Tornando al mercato nazionale, Assocalzaturici evidenzia due interessanti trend: la ripresa del mercato russo (+28,3% in volume e +18,4% in valore), mentre in Italia si vendono prevalentemente calzature sportive e sneakers con un incremento nella spesa di poco superiore al 4% (con un +3,3% in volume).

Cauto l’ottimismo della presidente di Assocalzaturifici Annarita Pilotti su quadro calzaturiero nazionale: «Ci avviamo alla chiusura di un anno in cui, dopo un lungo periodo insoddisfacente, iniziano a manifestarsi primi timidi segnali di inversione del ciclo. Ma non possiamo cedere a facili entusiasmi: la ripresa, già rilevata in altri settori produttivi nazionali, non è per noi ancora in corso. Tante sono ancora le imprese in difficoltà».

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