Gioca con gli amichetti al Foro. Ferito da una lastra di marmo

Rimini

CESENA. «È incredibile come una struttura ultimata da così poco tempo e costata milioni di euro non garantisca un livello adeguato di sicurezza e che perda letteralmente i pezzi».

A parlare è un babbo arrabbiato. Il padre di un bambino cesenate rimasto ferito mentre giocava all’interno del Foro Annonario con gli amichetti. È stato centrato da una lastra di marmo. La “cornice” dell’ascensore crollata di schianto a terra.

L’incidente

«Quello che è accaduto in questa struttura, che dall’inaugurazione ha alimentato critiche e perplessità, è un fatto grave - dice l’uomo - Mio figlio era ospite di un compleanno e giocava con gli amici come tanti bambini che ogni giorno frequentano il Foro. Dopo essersi avvicinato all’ascensore si è aggrappato al rivestimento laterale in marmo che incredibilmente si è staccato, crollando a terra insieme a parti del rivestimento di cornice superiore allo stesso».

Il bambino centrato dal marmo è stato poi medicato in ospedale. Sono serviti 5 punti di sutura.

«Un bimbo più piccolo per un trauma simile poteva anche morire. Mio figlio che ha 9 anni, se durante l’accaduto avesse avuto lo sguardo verso l’alto poteva riportare danni anche peggiori agli occhi o al naso. Si potrebbe dunque dire “tutto bene ciò che finisce bene”. Ma sarebbe per me come accettare che di lasciare andare la barca... “fin che va”. Ed è inaccettabile. La comunità va informata di come sia la situazione del Foro. Una struttura nuova e costata tanto ma perde letteralmente i pezzi. Quelle che si chiamano tragedie annunciate a volte sono figlie della sottovalutazione di denunce e segnalazioni dei cittadini».

La vicenda risale al 22 settembre: «Mi sento indignato inoltre - chiosa il genitore - che non essendo trapelata la notizia anche nel weekend successivo il Foro fosse liberamente accessibile a persone e bambini ignari, che avrebbero di contro il diritto di vivere la propria città in piena sicurezza senza rischiare di subite un’esperienza traumatica come quella della mia famiglia».

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