Ustica, giallo sugli appunti di Libero Gualtieri

Rimini

CESENA. Che fine ha fatto la cartella di colore azzurro del compianto senatore Libero Gualtieri, su cui campeggiava la scritta “Ustica”, tracciata a mano con un pennarello?

Se lo chiede Giancarlo Biasini, autore di un saggio sull’illustre esponente repubblicano, che è contenuto nel settimo volume de “Le vite dei cesenati”, appena pubblicato, a cura di Pier Giovanni Fabbri ed Alberto Gagliardo.

Libero Gualtieri, nella sua veste di presidente della Commissione Stragi, indagò per anni sul misterioso disastro aereo che nella sera del 27 giugno 1980 costò la vita a 81 persone. Alla fine, sono arrivate le sentenze che hanno chiarito che nessuna bomba esplose a bordo del velivolo Dc-9 precipitato in mare. Alla base della tragedia ci sarebbe invece stata una battaglia aerea avvenuta nei cieli italiani, i cui protagonisti non sono però noti. La pronuncia dei giudici, che hanno disposto risarcimenti multimilionari a favore dei familiari delle vittime, ha anche inchiodato alle loro responsabilità i ministeri della Difesa e dei Trasporti e l’Aeronautica Militare Italiana. Su di loro si è abbattuta in particolare l’infamante accusa di avere ostacolato l’accertamento di quanto avvenne 34 anni fa.

Ma l’impressione è che sia stata acclarata solo la verità giudiziaria, che non necessariamente corrisponde fino in fondo con la realtà. Così Libero Gualtieri aveva continuato a raccogliere documenti sulla strage di Ustica e poco prima di morire stava completando una raccolta di scritti, che sarebbe dovuta diventare un libro. Giancarlo Biasini ha scritto che «era conservata nella sua casa di Cesena, in una rigonfia cartella azzurra». E ha aggiunto che vide quel malloppo cartaceo «il sabato prima che Gualtieri fosse ricoverato in ospedale, dove morì». Era il 15 febbraio 1999. Ora Biasini fa una domanda inquietante: quella cartella «ci sarà ancora?». Conoscendo la tenacia che aveva Gualtieri nel cercare di disvelare i più terribili segreti d’Italia e il suo rigore unito ad una curiosità da detective, in quegli scritti potrebbero esserci informazioni importanti per fare luce su una pagina di storia che attende ancora di essere interamente decifrata.

Domani, alle 17.15, nell’aula magna della Biblioteca Malatestiana, la presentazione de “Le vite dei cesenati” potrebbe trasformarsi nell’occasione per parlarne. E magari saperne qualcosa di più. Senza trascurare gli interessanti saggi scritti dagli altri autori di quel volume scritto a più mani, in cui si esplorano le personalità e le vicende di tante figure di primo piano (ma spesso poco conosciute) della storia locale: da Francesco Mami, Virginio Massini, Pietro Comandini, Giaele Franchini, Pio Turroni, i volontari cesenati nella guerra di Spagna, Marianna Brighenti, Angelo Bartelloni, Marietta Alboni, Walter Galli, Pietro Marinelli. Lì ci sono le radici di tutti noi e se non le si cura con la conoscenza l’albero dell’oggi si secca e muore e vengono a mancare i frutti di domani.

 

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