Vietano ai figli la Liberazione

Rimini

CESENA

Si sono aperte con una rivelazione che ha avuto l’effetto di un pugno nello stomaco le celebrazioni solenni del 25 Aprile, ieri mattina, davanti al monumento ai caduti della Resistenza in viale Carducci. Sabato scorso, ad alcuni alunni della scuola media di San Giorgio è stato impedito di partecipare ad un’iniziativa dedicata alla Liberazione che è stata organizzata al Quartiere Cervese nord. Il motivo è sconcertante: sette genitori sono andati a ritirare i figli, perché non erano d’accordo con quella proposta educativa. E ci sarebbe addirittura stato un padre che avrebbe “ordinato” alla propria figlia di non intonare “Bella ciao”, canto simbolo dei partigiani. È stato il sindaco a raccontare l’episodio, che ha creato un comprensibile scompiglio, facendo arrivare un po’ in ritardo i ragazzi accanto alle lapidi dedicate alle vittime dei fascisti accanto a cui si svolgeva la commemorazione. Introducendo gli oratori ufficiali, che erano i parlamentari cesenati Enzo Lattuca e Mara Valdinosi, Paolo Lucchi ha ritenuto che fosse doveroso rendere noto quanto era accaduto. E in questo modo ha aperto una serie di riflessioni sul significato estremamente attuale della festa della Liberazione, che hanno contrassegnato la cerimonia di ieri.

«Dalla parte giusta»

Il concetto su cui ha insistito il sindaco, dopo avere detto che il gesto di quei sette genitori ha lasciato «ferite sui figli, sulle insegnanti e su tutti noi», è che deve essere chiaro a tutti che «gli uomini e le donne della Resistenza erano dalla parte giusta». Una convinzione che, davanti a circa 700 partecipanti alla cerimonia, è stata poi ribadita con forza anche dal deputato e dalla senatrice che hanno preso la parola dopo di lui. Lucchi ha sottolineato che fu una lotta della «libertà contro la sopraffazione» e ha ricordato i campi di concentramento, per motivare le sue certezze. Poi, tornando sullo spiacevole episodio avvenuto al Cervese nord, ha lanciato un monito: «Non è tollerabile che si voglia fare dimenticare ai nostri figli la nostra storia e le nostre radici, di cui dobbiamo invece essere orgogliosi». Quindi ha chiuso il suo intervento dicendo che proprio per il divieto di quel genitore a sua figlia «oggi sarà ancora più bello cantare tutti assieme “Bella ciao”». Ed in effetti, quando è arrivata l’ora, c’è stata grande partecipazione nell’intonare e scandire con battiti di mani le parole di quel brano che è un po’ l’inno della lotta partigiana. Una lotta che - hanno poi ricordato Lattuca e Valdinosi - costò la vita a 104 combattenti per la libertà cesenati. Proibire la partecipazione ad un evento in cui li si commemorava è una scelta davvero difficile da capire, più che mai in un Paese che nella sua Costituzione cita l’antifascismo tra i valori fondativi della Repubblica democratica italiana.

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